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A cura dell'Associazione Luca Coscioni
Con “Gravidanza per altri”, “Maternità surrogata” e “Surrogazione di maternità” si intende un percorso di fecondazione assistita nel quale una donna porta avanti una gravidanza per un’altra persona o per una coppia.
Nei Paesi in cui tale pratica è consentita legalmente, la donna che porta avanti la gravidanza per altri – la “gestante” – non è giuridicamente considerata genitrice dei bambini nati. La legge, infatti, considera genitori a tutti gli effetti i genitori “intenzionali”, vale a dire coloro che hanno fatto ricorso alla gravidanza per altri.
In Italia, la Gravidanza per altri commerciale è vietata dalla Legge 40/2004 che, all’articolo 12, comma 6, recita:
Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.
Cosa facciamo
L’Associazione Luca Coscioni ritiene che questo divieto sia contestabile sia dal punto di vista giuridico sia da quello etico. È riscontrabile, infatti, una violazione dei diritti costituzionalmente riconosciuti alla salute, all’uguaglianza e alla famiglia. In più la legge 40/2004 non spiega esattamente cosa s’intenda per “surrogazione di maternità” né specifica se tale pratica sia vietata tout court o solo per la parte della commercializzazione. Le nuove innovazioni scientificamente e socialmente lecite propongono situazioni nuove che scindono la sessualità dalla procreazione.
Per i nascituri, le gestanti e le coppie che decidono di ricorrere a questo percorso è necessario garantire un quadro che definisca i limiti entro cui la gravidanza solidale sia lecita. Insieme ad altre associazioni, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso una proposta di legge con un lavoro e un continuo confronto pubblico, iniziato nel 2015. Nel 2019 è stata presentata un’ultima versione della legge che propone al Parlamento la Gravidanza solidale per Altri. I suggerimenti ricevuti in sede di presentazione sono stati attentamente presi in considerazione anche ai fini della revisione della proposta.
Per rafforzare l’urgenza di una normativa in quest’ambito, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso anche un appello ai parlamentari per una legge sulla Gravidanza solidale per altri.
È stata depositata alla Camera dei deputati, a opera dei deputati Guia Termini, Doriana Sarli, Riccardo Magi, Nicola Fratoianni ed Elisa Siragusa, la proposta di legge per la Disciplina della gravidanza solidale e altruistica (procedura comunemente conosciuta come Gravidanza Per Altri Solidale, ovvero GPA solidale). “Questo – spiega Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni – è un testo a cui abbiamo lavorato dal 2016 con alcuni esperti e giuristi e d’intesa con tante altre associazioni che ne hanno condiviso testo e obiettivi. Nel tempo la proposta è stata presentata pubblicamente per rilevare eventuali criticità e trovare le migliori soluzioni normative. Oggi quel testo dopo tutte gli opportuni interventi è conforme al quadro normativo e costituzionale del nostro Paese”.
“Dopo il deposito – prosegue – l’iter prevede l’eventuale abbinamento alle proposte incardinate sul tema, che in effetti ci sono ma di segno contrario, presso la Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati. Dopo l’esame in commissione la proposta dovrà arrivare in aula per la votazione e poi all’altro ramo del Parlamento per essere definitivamente approvata. Crediamo che sia tempo anche in Italia di avere una legge che regolamenti la gravidanza solidale per altri, per tutti coloro che ne hanno bisogno, per poter fare famiglia con figli”.
Filomena Gallo
Segretario Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
Il testo e la relazione illustrativa relativa alla proposta di legge sono disponibili nella sezione DOCUMENTI/GPA (Gestazione per altri)
Posizione di Agedo in risposta a AGESC su DDL ZAN.
LETTERA APERTA ALL’ AGESC in risposta alla loro posizione espressa nell’articolo apparso su Avvenire il 23/4/2021 dall titolo: “Con la legge Zan l’identità di genere può diventare un dogma. Anche per le scuole”
Cari colleghi dell’AGESC, associazione dei genitori cattolici delle scuole paritarie, abbiamo letto ieri su Avvenire la vostra presa di posizione sul DDL Zan e sinceramente ci ha meravigliato conoscendovi ormai da molti anni come componente insieme a noi del Forum Nazionale dei genitori della Scuola. Ci era sembrato che il vostro interesse si limitasse alla richiesta di finanziamenti alle scuole cattoliche invece va ben oltre, solo che in questo caso ci sembra che l’argomento scelto non lo padroneggiate molto bene.
Il richiamo al “benaltrismo” non poteva mancare ma vi ricordiamo che spesso è usato da chi non ha argomenti e vuol far credere che un parlamento come quello italiano con 1000 deputati e senatori non possa affrontare più di una questione per volta.
Per voi questa legge non è urgente, mentre per noi, genitori di ragazze e ragazzi LGBT+, è estremamente necessaria perché siamo stanchi di vedere le nostre figlie e i nostri figli, vittime di offese, bullismo, derisioni, violenza fisica per quello che sono, non per quello che “scelgono”, e siamo profondamente stupiti che non sentiate anche voi, provenendo dall’associazionismo cattolico, l’urgenza di una legge che parla di contrasto all’odio, di rispetto, di uguaglianza di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Di cosa avete paura? Che tutti possano godere di sicurezza, amore e felicità? Dite che le norme vigenti sono già sufficienti ma noi vogliamo spiegare chiaramente di cosa si tratta una volta per tutte.
Oggi la normativa penale prevede sanzioni specifiche nei confronti di chi “istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Si tratta dei cosiddetti reati d’odio. Il DDL prevede l’estensione delle aggravanti anche ai reati “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità “.
Non è vero, quindi, che il quadro normativo vigente è già in grado di sanzionare chiunque offenda o leda in qualsiasi modo qualunque cittadino! Il vuoto legislativo è talmente profondo che non esiste neppure il modo di denunciare i crimini d’odio di questa matrice in quanto tali mancando il reato specifico. Di cosa state parlando? Avete idea di quanti reati non vengono riconosciuti come crimini d’odio?
E’ facile dire che la legge “è scritta male, in modo pasticciato, ideologico, confuso, e rischia di creare più problemi di quanti ne possa risolvere”. Questo è gettare discredito per affossare quello che non piace dopo 2 anni di dibattito molto intenso tutti hanno potuto portare il loro contributo positivo.
La libertà di parola e di espressione del pensiero non è illimitata e ci deve essere un bilanciamento con altri diritti di rango uguale se non superiore, quali il rispetto delle persone e della loro identità, dignità e personalità e questo vale per tutti. Che questa legge voglia chiudere la bocca a chi la pensa diversamente ed in particolare alle gerarchie della Chiesa Cattolica nel nostro paese, come paventano alcuni, è quantomeno esilarante. State tranquilli che a noi è molto cara la libertà di espressione che difendiamo per noi e per gli altri e qui non si tratta di questo.
Non siamo nel campo delle opinioni a confronto, si tratta della tutela del benessere delle persone e non di un dibattito accademico.
Altra osservazione è relativa alla supposta vaghezza dei termini citati, in particolare l’identità di genere quando anche l’Ist. Superiore di Sanità ci spiega che essa fa riferimento “a come una persona si definisce rispetto al genere a cui sente di appartenere… tutte le identità di genere sono naturali (normali).”.
Il sesso biologico assegnato alla nascita è un dato certo e non si discute ma l’identità di genere é ben altro e si intende “l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”. Nessuno vuole sostituire il sesso con l’identità di genere che sono due aspetti dell’identità sessuale delle persone correlati ma distinti, come qualsiasi testo scientifico può confermarvi.
Se volete mettere in discussione l’esistenza delle persone transgender, con il loro vissuto, i loro bisogni e il loro diritto all’autodeterminazione, all’autoaffermazione e a una esistenza con pari diritti, dignità e riconoscimento rispetto agli altri, questo cozza con tutte le evidenze scientifiche recenti nonché contro le elementari necessità che ha ogni persona di poter vivere per quello che é, non in base a quello che gli altri desiderano.
Quanto al “dogma” gender capiamo l’uso del termine visto il contesto culturale da cui proviene ma ci sembra un’affermazione sciocca. Non abbiamo dogmi da imporre ad altri, non vogliamo dare lezioni a nessuno o impedire a qualcuno di pensarla diversamente, ma cerchiamo di unire i bisogni e il diritto a star bene di tutte le persone supportati da quanto oggi è noto in ambito scientifico.
Naturalmente non manca da parte vostra un richiamo alla “famiglia – che- è tale solo se fondata su una coppia formata da una donna e un uomo”. Su questo non ci trovate assolutamente d’accordo anche perché cozza con l’evidenza che ognuno ha basta che si guardi intorno tanto che oltre la metà degli adolescenti oggi non vive nella tipologia di famiglia da voi indicata come esclusiva.
E poi tirate in ballo Malika, descritto come un caso drammatico, ma che ci vuoi fare! I genitori sono musulmani!!! Ma vi rendete conto quale bestialità state dicendo? Siccome la famiglia ha un’altra cultura e religione con questo si giustifica quello che è successo a questa ragazza? Dobbiamo ricordarvi sommessamente il Catechismo della Chiesa Cattolica recita “...gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. … Le persone omosessuali sono chiamate alla castità.”. Questo a proposito di chi nel nostro paese e non solo contribuisce ad una idea per cui le persone LGBT+ siano fuori della norma e alimenta stereotipi e pregiudizi, qualora ve ne foste dimenticati.
Tutto questo però é estraneo alla legge in via di approvazione IL DDL Zan prevede esplicitamente che il reato di propaganda di idee fondate sull’odio etnico e razziale non verrà esteso all’orientamento sessuale e all’identità di genere, alla misoginia e all’abilismo. Interviene solo "… sulla condotta istigatoria che è quella suscettibile di determinare il “concreto pericolo” del compimento di quegli atti. … non ogni opinione sarà oggetto della norma penale”. Su questo si sono già autorevolmente espresse sia la Corte Costituzione che quella di Cassazione “non è … il pensiero ad essere giudicato, ma la sua offensività al … rispetto della reputazione e dell’onore, quali diritti della personalità di pari rango – per il tramite dell’articolo 2 della Costituzione – rispetto alla libertà di manifestazione del pensiero e dunque suscettibili di configurare un limite alla medesima …”
Infine spiegateci perché siete così ossessionati dalla eventualità che le scuole possano (non debbano) in occasione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia organizzare iniziative al “fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione”?
Vi spaventa che finalmente le scuole possano fare informazione su questi temi a giovani e docenti? O che si cerchi di aiutare ragazze e ragazzi a crescere serenamente ed in pace tra loro conoscendo meglio lo sviluppo della persona umana? Sicuramente sì e lo vediamo nei tentativi continui che voi ed altri escogitate per impedire alla scuola di crescere ed aggiornarsi allineandosi ai Paesi avanzati.
Perché avere paura che i giovani e le giovani imparino che siamo tutti uguali, meritiamo tutti dignità e tutte e tutti abbiamo il diritto di vivere sicuri alla luce del sole, essere felici e amare così come la natura ha stabilito che ognuno di noi ami?
Questa ci sembra una risposta adeguata a quanti pensano che il livello penale non sia sufficiente per ridurre i reati d’odio ma che sia necessario incidere sul piano culturale. Noi ne siamo pienamente consapevoli e per tale motivo abbiamo salutato con piacere che si intervenga sul piano della prevenzione ma anche questo evidentemente non va bene. Usando un linguaggio di altri tempi, né prevenire né reprimere.
Scusate ma la contraddizione ci sembra troppo forte e su questo piano non riusciamo a seguirvi.
Con cordialità vi ricordiamo un nostro motto di cui siamo particolarmente orgogliosi “Etero o gay sono tutti figli miei”.
Torino 24/04/2021
Napoli, liceo Vico, transgender discriminato. I compagni: sciopero
22 APRILE 2021
Lo studente rimproverato per aver usato il bagno dei maschi. La solidarietà di tutta la classe: atto di natura transfobica
Stavolta la lezione la insegnano loro, i ragazzi. Non si tratta però né di matematica, né di inglese. È la lezione più bella: quella dei diritti e della solidarietà. Terza H, liceo Gianbattista Vico: una classe intera si stringe intorno al compagno transgender e decide di combattere insieme a lui tra i banchi di scuola la battaglia perché possa sentirsi se stesso. Così quando la campanella suona i ragazzi si presentano nell'aula 101 dell'istituto in via Salvator Rosa ed annunciano ai professori: "Scioperiamo dalle lezioni, oggi terremo un dibattito". Qualche giorno prima, lunedì scorso, il loro compagno "è stato rimproverato - raccontano - con toni aggressivi per aver utilizzato il bagno corrispondente al genere in cui si identifica". Un episodio che si è poi ripetuto anche una seconda volta. "Un inaccettabile atto discriminatorio di natura transfobica" denunciano gli studenti.
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L'articolo completo di Marina Cappitti su Repubblica è qui:
https://napoli.repubblica.it/cronaca/2021/04/22/news/napoli_liceo_vico_transgender_discriminato_i_compagni_sciopero-297482544/
AVV.TA MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI
Cara Presidente,
Siamo genitori, familiari e amici di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e con altre identità sessuali (LGBT+) e già dal 1993 abbiamo sentito il bisogno di riconoscerci in un'associazione avendo ben chiaro che lo stigma sociale era ancora molto forte e che la non adeguatezza dell’ordinamento dava loro diritti molto minori e li esponeva a azioni negative, bullismo e disconoscimento delle loro vite ed affettività. Ad oggi molto è cambiato ma siamo ancora in una situazione non positiva. La nostra associazione si chiama A.GE.D.O. e ha la finalità di sostenere, con una corretta informazione e una aperta condivisione, tutti quei genitori che, a seguito del coming out dei loro figli, da soli non riescono ad adattarsi serenamente alla nuova consapevolezza, accompagnandoli verso una "rinascita" che favorisca una seconda, nuova e più completa genitorialità ed inoltre partecipiamo alla vita pubblica battendoci per creare condizioni di vita migliori per tutti coloro che sono percepiti come altri e diversi. Siamo orgogliosi di loro persone assolutamente uguali alle altre che contribuiscono come gli altri al bene comune e cercano la felicità accanto alle persone che amano. Ci chiediamo allora perché spesso viviamo un disagio anche noi familiari? Questo è dovuto alla consapevolezza di una mancata piena inclusione da parte della società che, troppo spesso, sfocia in aperta ostilità. Sono oggetto di insulti, derisione, aggressioni, violenze, per l'unica “colpa” di essere quello che sono e quando escono e ci salutano, a volte dobbiamo fare uno sforzo in più per cacciare via un brutto pensiero, reprimere un'inquietudine soprattutto nei periodi in cui la cronaca ci restituisce quasi ogni giorno notizie davvero terribili e sconfortanti. Le persone LGBT+ non hanno la stessa libertà degli eterosessuali, non possono mostrare una tenerezza, un gesto d'affetto verso la persona che amano quando sono in pubblico; devono reprimere il desiderio di prendersi per mano, anche solo per un attimo, e noi soffriamo nel pensare a questa loro vita nella quale sono costretti a muoversi con circospezione al punto spesso di fingere anche in famiglia, sul luogo di lavoro, a scuola. Che libertà é questa dove il giudizio degli altri condiziona l’espressione della propria identità? Il nostro amato Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espressamente dichiarato che "la discriminazione non solo viola i diritti umani, ma lede il diritto all'uguaglianza". La discriminazione c'è a scuola, sul luogo di lavoro, negli spazi pubblici, nei luoghi di preghiera ed in qualsiasi luogo dove si svolga la loro vita sociale. Perché questo accade ancora oggi in un Paese europeo avanzato? Il problema è antico e ha solide basi culturali, sociali e religiose ma noi pensiamo che i tempi siano maturi per contrastare in modo netto queste derive e per avere legislazioni adeguate. Ci sembra davvero indispensabile che una società civile e matura ritenga intollerabile, e quindi, punibile, un atteggiamento aggressivo e spesso violento, basato esclusivamente sulla discriminazione per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale, all'identità di genere e alla disabilità come previsto dal DDL in discussione presso codesta assemblea avente per titolo «Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità», dopo essere stato approvato alla Camera del Deputati. Una cosa che lascia francamente sconcertati è il timore paventato da alcuni della lesione del diritto di libertà di parola e di espressione. Quando nel testo licenziato dalla Camera é ribadito “Ai sensi della presente legge, sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte». La libertà di parola e di espressione del pensiero non è illimitata e ci deve essere un bilanciamento con altri diritti di rango uguale se non superiore, quali il rispetto delle persone e della loro identità, dignità e personalità e questo vale per tutti. Lo stesso discorso si riferisce anche alla libertà di insegnamento, a meno che non si voglia far prevalere l'idea di quelle frange rumorose ed estremiste che intenderebbero trasformare i pulpiti e le scuole e le famiglie in luoghi dove si diffondono discorsi e si istiga a compiere delitti di odio, il che ci sembra difficile anche solo pensarlo. Oggi tutto é fermo nella Commissione Giustizia che non é riuscita a iscrivere ancora a calendario d’aula il provvedimento il che appare francamente ostruzionistico. Si può naturalmente e legittimamente essere contro ma perché non farlo nella sede assembleare propria assumendosene la responsabilità senza nascondersi dietro cavilli procedurali? Il tema della tutela dei diritti è sempre centrale, mai secondario e il nostro Paese non può sopportare l'ulteriore protrarsi dell'assenza di una normativa di contrasto all'odio e alla violenza determinati dall'appartenenza a gruppi minoritari. Le chiediamo, facendo appello alla sua autorevolezza e terzietà , di adoperarsi secondo le sue prerogative perché l’aula possa in tempi congrui essere chiamata a deliberare sulla proposta che, tra l’altro, é l’unica di iniziativa parlamentare approvata nello scorso anno alla Camera. Ringraziandola per l’attenzione le auguriamo Buon lavoro e Buone Feste.
Torino 02/04/2021
Fiorenzo Gimelli
Siamo genitori, anzi "due volte genitori", come recita il titolo del nostro storico docufilm con il quale amiamo presentarci per parlare del grande amore verso le nostre figlie e i nostri figli e alla visione del quale ci piacerebbe invitare Lei e tutti i genitori.
Per questo già dal 1993 abbiamo sentito il bisogno di riconoscerci in un'associazione perché siamo accomunati da una stessa condizione: i nostri figli, a un certo punto della loro vita, hanno preso consapevolezza del loro orientamento sessuale, percentualmente minoritario rispetto alla totalità della popolazione, o alcuni di loro hanno sentito di appartenere ad un genere diverso da quello cui erano stati assegnati alla nascita.
La nostra associazione si chiama A.GE.D.O., Associazione di genitori, parenti e amici di persone LGBT+ e ha la finalità di sostenere, con una corretta informazione e una aperta condivisione, tutti quei genitori che, a seguito del coming out dei loro figli, da soli non riescono ad adattarsi serena mente alla nuova consapevolezza, accompagnandoli, così, verso una "rinascita" che favorisca una seconda, nuova e più completa genitorialità.
Siamo orgogliosi dei nostri figli, persone serie, affettuose, sane, generose, sensibili, impegnate, come tutti gli altri; amano la vita, lavorano onestamente, contribuendo al benessere della Nazione e cercano la felicità accanto alla persona che sentono di amare.
Allora, ci chiediamo: perché viviamo spesso un disagio anche noi genitori di figli LGBT+? Questo è dovuto alla consapevolezza di una mancata piena inclusione da parte della società di queste nostre figlie e figli che, troppo spesso, sfocia in aperta ostilità. Sono oggetto di insulti, derisione, aggressioni, violenze, per l'unica "colpa" di essere quello che sono e quando escono per incontrare la persona che amano e ci salutano, a volte dobbiamo fare uno sforzo in più per cacciare via un brutto pensiero, reprimere un'inquietudine. Soprattutto nei periodi in cui la cronaca ci restituisce qua si ogni giorno notizie davvero terribili e sconfortanti.
Caro Presidente,
i nostri figli non hanno la stessa libertà dei figli eterosessuali; non possono mostrare una tenerezza, un gesto d'affetto verso la persona che amano quando sono in pubblico; devono reprimere il desiderio di prendersi per mano, anche solo per un attimo, e noi soffriamo nel pensare a questa loro vita nella quale sono costretti a muoversi con circospezione, a volte nascondendosi.
Il nostro amato Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espressamente dichiarato che "la discriminazione non solo viola i diritti umani, ma lede il diritto all'uguaglianza".
La discriminazione i nostri figli la vivono a scuola, sul luogo di lavoro, durante il percorso della loro formazione scolastica, negli spazi pubblici, nei luoghi di preghiera. Perché questo accade an cora oggi in un Paese europeo avanzato?
Lei dirà che questo è un problema culturale: è vero, ma il progresso culturale spesso segue e accompagna le conquiste civili che sono, a loro volta, sostenute dall'attività legislativa.
Questo è il punto.
Ci sembra davvero indispensabile che una società civile ritenga intollerabile, e quindi, punibile, un atteggiamento aggressivo e spesso violento, basato esclusivamente sulla discriminazione per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale, all'identità di genere e alla disabilità. Elementi, questi, propri dell'identità e della dignità degli individui che, pertanto, meritano di ottenere riconoscimento e protezione dall'ordinamento giuridico, per poter essere espressi senza rischiare lo stigma e la violenza generati dalla discriminazione. Questa è fortemente nociva non solo per le persone LGBT+ ma per tutta la società, perché fortemente disgregante e non perseguirla equivale a legittimarla.
Nel nostro Paese, i cittadini italiani non sono trattati tutti allo stesso modo e alle nostre figlie e ai nostri figli è concesso solo da pochi anni una sorta di matrimonio di serie B, l'unione civile anche se il collante con cui costruiscono le loro famiglie è l'amore, lo stesso, e non altro, su cui investono tutti gli individui.
Com'è possibile che, nell'Italia del 2021, alcuni cittadini siano consapevolmente discriminati dallo Stato?
Noi crediamo che, fino a quando le Istituzioni stesse non colmeranno questa ferita non sarà possibile far crescere nei cittadini la consapevolezza del necessario rispetto della varietà dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere.
Il fatto che siano varianti quantitativamente minoritarie non può certo significare che siano qualitativamente inferiori. Esistono e questo è un fatto e uno stato evoluto non può permettersi di coltivare antichi e oscuri pregiudizi, legittimando, senza norme opportune, una inaccettabile discriminazione.
Presidente, in questi giorni è in attesa di essere discussa in Senato la proposta di legge Zan, che ha per oggetto «Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità», già approvata alla Camera. Noi confidiamo in un Suo autorevole supporto per superare gli ostacoli che incontra anche da parte di alcune forze di governo.
Il tema della tutela dei diritti è sempre centrale, mai secondario e il nostro Paese non può sopportare l'ulteriore protrarsi dell'assenza di una normativa di contrasto all'odio e alla violenza determinati dall'appartenenza a gruppi minoritari.
Come siamo soliti affermare: "è il mondo che deve cambiare, non i nostri figli!"
Noi tutti, consapevoli della Sua poderosa esperienza nelle Istituzioni Europee, confidiamo anche nel suo intervento per far superare all'Italia e agli italiani il gap che tuttora ci separa dalle democrazie europee più avanzate.
Si tratta di una conquista necessaria per una democrazia matura e per una società più giusta che porterà il nostro Paese ad una evoluzione sociale raggiungibile solo favorendo la cultura del rispetto e dell'inclusione di tutti i "diversi da noi".
Grazie per l'attenzione, e buon lavoro!
Torino 29/03/2021
L'associazione A.GE.D.O., organizzazione di volontariato nazionale con articolazioni territoriali in tutte le regioni italiane, che raggruppa genitori, familiari e amici di persone lesbiche, gay, bisex, transgender e altre identità sessuali, vuole esprimere una vicinanza affettuosa e un particolare ringraziamento a don Giulio Mignani, parroco di Bonassola (SP).
Questi, nella sua omelia della domenica delle Palme, ha espresso in chiesa, fatto del tutto inconsueto, la sua solidarietà alle coppie dello stesso sesso colpite recentemente dal Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede secondo il quale viene negata a loro la benedizione a causa della loro condizione di peccato.
A.GE.D.O. è composta da persone, credenti e non credenti, che si riconoscono nei valori propri dell'associazione tra cui la laicità, la non appartenenza partitica, l'accoglienza piena e senza condizioni dei propri figli e figlie e il riconoscimento dei diritti civili e della parità di condizioni per le persone LGBT +.
Pur essendo la nostra una associazione non confessionale ci sta a cuore ciò che si muove nella chiesa cattolica italiana essenzialmente per due motivi: Il primo è dovuto al fatto che i genitori di fede cattolica che aderiscono all'associazione continuano a soffrire per una Chiesa che, come afferma Paolo Rigliano nel suo libro 'Amori senza scandalo': ... "attacca proprio l'essere omosessuale in sé e per sé, a prescindere da ogni esistenza particolare. Quand'anche sia la migliore possibile, essa soggiace alla condanna preventiva "per ciò che si è", per "il disordine" che porterebbe con sé. Una violenza meditata e silenziosa, feroce e pulita, non riservata a nessun altro essere vivente" ... . Il secondo consiste nell'influenza che la Chiesa stessa come istituzione esercita, spesso indebitamente, sulla politica italiana quando si tratta di diritti civili. E' palese inoltre la strumentalizzazione della dottrina cattolica messa in atto da alcuni partiti in funzione di politiche palesemente omofobe e che negano la gravità delle discriminazioni e delle offese di cui sono oggetto ancora quotidianamente le persone LGBT+.
Per questi motivi A.GE.D.0. apprezza e accoglie con gratitudine le parole di don Giulio Mignani come un contributo coraggioso, importante, per un cambiamento dello sguardo della Chiesa cattolica italiana e non solo nei confronti delle persone LGBT +.
A.GE.D.O . ha da tempo intrapreso una serie di confronti, di condivisioni, con realtà e gruppi di genitori credenti con figli e figlie LGBT +(Tenda di Gionata, Il Guado, Rete 3 Volte Genitori) allo scopo di allargare sul territorio nazionale la rete dei genitori che, pur con provenienze diverse, sono accomunati dall'amore incondizionato per le proprie figlie e figli e dal desiderio che, come tutti, possano aspirare alla felicità.
Fiorenzo Gimelli, presidente nazionale
Mario Caproni, Presidente di Agedo Trentino e responsabile dei rapporti con il mondo religioso
Omofobia, no della Lega. La legge al Senato spacca la maggioranza.
Già approvata alla Camera il 4 novembre scorso, la legge che prende il nome dal suo primo firmatario, il deputato dem e attivista Lgbt Alessandro Zan, attesa da anni, giace in un cassetto.
Una settimana fa è stata annullata la riunione dell’ufficio di presidenza della commissione del Senato, che doveva solo decidere quando ricominciare a discutere la legge Zan.
Il 4 novembre scorso l’Aula della Camera ha approvato a larga maggioranza la proposta di legge recante misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità. A votare a favore anche cinque deputati di Forza Italia, perché, come ha detto la senatrice Gabriella Giammanco, «la lotta all’omofobia non ha colore politico».
Da allora sono già trascorsi mesi senza che in Senato sia stato compiuto alcun passo per calendarizzarne il testo. Cosa, questa, ancor più deplorevole se si tiene in conto quanto Usa e Ue hanno fatto, anche in tempi di Covid, per il contrasto normativo a tali discriminazioni e violenze. In tale ottica suonano quasi come un monito inascoltato le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi, che il giorno del suo insediamento ha parlato di un «governo decisamente atlantista ed europeista».
Chiediamo perciò che la Commissione Giustizia del Senato proceda con la massima celerità alla calendarizzazione e approvazione del testo già licenziato dalla Camera senza stralci, sconti o deroghe che ne pregiudichino la bontà. Troppe volte ci siamo trovate e trovati di fronte alla possibilità di avere una legge di tutela contro i reati d’odio così come già realizzato in tante democrazie occidentali. Troppe volte questa possibilità si è arenata. Oggi vi chiediamo di fare presto e bene così che la pdl possa approdare in Aula del Senato per l’approvazione definitiva.
Quali sono gli obiettivi della legge contro l'omotransfobia, la misoginia e l'abilismo?
Questo video di Ren ne spiega tutti i contenuti.
Dopo l’episodio del professore della scuola paritaria “La Traccia” di Calcinate (Bg) che indottrinava le sue studentesse e i suoi studenti descrivendo l’omosessualità in termini fuorvianti, discriminanti, offensivi e privi di qualsiasi aderenza agli studi scientifici, ecco che viene segnalato il libro “Coraggio Andiamo” edito La scuola adottato per l’insegnamento della religione in un Liceo Linguistico altrettanto ricco di calunnie sull’omosessualità e sulle persone omosessuali.
Agedo Nazionale chiede formalmente che si prendano al più presto provvedimenti e che i libri di testo vengano seriamente controllati prima di essere adottati, anche quelli di religione. Informazioni di questo tipo oltre ad offendere, minano la già scarsa autostima delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi che vanno scoprendo un orientamento sessuale non previsto e legittimano discriminazione, offese e bullismo nei loro confronti. La scuola deve essere un ambiente sicuro e affettivo (come l’ha definito il ministro Patrizio Bianchi) per tutte e tutti.
Fiorenzo Gimelli, presidente Agedo Nazionale
Elena Broggi, vicepresidente Agedo Nazionale
di Michela Marzano
in “La Stampa” del 22 marzo 2021
Quand'è che la si smetterà una volta per tutte di dire, scrivere o pensare che, in Italia, non c'è bisogno di alcuna legge contro l'omotransfobia, che le persone trans e omosessuali sono perfettamente integrate, rispettate e riconosciute, e che introdurre nuove norme significherebbe restringere e intaccare la libertà di espressione? Quanti altri esseri umani devono ancora essere insultati, offesi, derisi, umiliati, picchiati o massacrati prima di capire che sono loro, le persone trans, le lesbiche e i gay, a non essere liberi di essere ciò che sono semplicemente perché c'è chi li considera malati, pericolosi, viziosi, infetti, sbagliati?
È moralmente inaccettabile che, nel 2021, ci siano ancora individui che si permettano di odiare alcune persone solo perché omosessuali o trans. «Non vi vergognate?», ha detto l'aggressore a Jean Pierre e al compagno prima di iniziare a riempirli di calci e pugni. Jean Pierre e il compagno erano a Roma, in stazione, e si stavano baciando. E il tizio, vedendoli, ha perso la testa e li ha aggrediti senza forse nemmeno rendersi conto che l'unico che si sarebbe dovuto vergognare per la rabbia che gli si è scatenata dentro era lui. Lui che non accetta. Lui che giudica. Lui che odia. Lui che insulta. Lui che picchia. Lo sa, quest'omofobo, che l'omosessualità, esattamente come l'eterosessualità, è un orientamento sessuale? E quindi un modo di essere e di amare. Qualcosa che non si sceglie, non si cambia, non si cura. Perché non c'è niente da cui guarire o da curare. C'è solo qualcosa da riconoscere e accettare. Qualcosa che, esattamente come l'eterosessualità, fa parte della propria identità, quella con la quale prima o poi tutti dobbiamo fare i conti, anche quando ci sono cose che vorremmo che fossero diverse, cose che magari non sopportiamo di noi stessi, cose con le quali, però, non possiamo far altro che convivere. L'Italia è arretrata. Nonostante gli sforzi fatti in questi ultimi decenni dalle associazioni Lgbtqi+ e da tutti coloro che, senza far parte di alcuna associazione, si battono quotidianamente per l'uguaglianza e la libertà di tutte e di tutti, i pregiudizi e l'ipocrisia persistono. La differenza continua a far paura. Rimette ancora troppo in discussione quello che si conosce, o che si pensa sapere, spingendo a rifiutare ciò che è "altro" rispetto a sé, ai propri codici, alle proprie abitudini. Ecco perché c'è l'urgente necessità di approvare la legge Zan contro l'omofobia e la transfobia – votata alla Camera, ma per il momento ferma in Senato. Checché ne pensino i contemporanei farisei – i primi a scandalizzarsi di fronte ai fatti di violenza, ma anche i primi a considerare la legge Zan come inutile se non addirittura pericolosa – sarà solo nel momento in cui il nostro paese avrà questa legge che il Parlamento avrà detto in modo chiaro da che parte stanno la libertà e l'uguaglianza, e da che parte, invece, continuano a stare l'ignominia e l'odio: in un paese democratico e liberale non ci si può vergognare di quello che si è o di chi si ama; ci si dovrebbe piuttosto vergognare di non permettere a tutte e a tutti, nonostante le differenze, di essere uguali e liberi.
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