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AVV.TA MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI
Cara Presidente,
Siamo genitori, familiari e amici di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e con altre identità sessuali (LGBT+) e già dal 1993 abbiamo sentito il bisogno di riconoscerci in un'associazione avendo ben chiaro che lo stigma sociale era ancora molto forte e che la non adeguatezza dell’ordinamento dava loro diritti molto minori e li esponeva a azioni negative, bullismo e disconoscimento delle loro vite ed affettività. Ad oggi molto è cambiato ma siamo ancora in una situazione non positiva. La nostra associazione si chiama A.GE.D.O. e ha la finalità di sostenere, con una corretta informazione e una aperta condivisione, tutti quei genitori che, a seguito del coming out dei loro figli, da soli non riescono ad adattarsi serenamente alla nuova consapevolezza, accompagnandoli verso una "rinascita" che favorisca una seconda, nuova e più completa genitorialità ed inoltre partecipiamo alla vita pubblica battendoci per creare condizioni di vita migliori per tutti coloro che sono percepiti come altri e diversi. Siamo orgogliosi di loro persone assolutamente uguali alle altre che contribuiscono come gli altri al bene comune e cercano la felicità accanto alle persone che amano. Ci chiediamo allora perché spesso viviamo un disagio anche noi familiari? Questo è dovuto alla consapevolezza di una mancata piena inclusione da parte della società che, troppo spesso, sfocia in aperta ostilità. Sono oggetto di insulti, derisione, aggressioni, violenze, per l'unica “colpa” di essere quello che sono e quando escono e ci salutano, a volte dobbiamo fare uno sforzo in più per cacciare via un brutto pensiero, reprimere un'inquietudine soprattutto nei periodi in cui la cronaca ci restituisce quasi ogni giorno notizie davvero terribili e sconfortanti. Le persone LGBT+ non hanno la stessa libertà degli eterosessuali, non possono mostrare una tenerezza, un gesto d'affetto verso la persona che amano quando sono in pubblico; devono reprimere il desiderio di prendersi per mano, anche solo per un attimo, e noi soffriamo nel pensare a questa loro vita nella quale sono costretti a muoversi con circospezione al punto spesso di fingere anche in famiglia, sul luogo di lavoro, a scuola. Che libertà é questa dove il giudizio degli altri condiziona l’espressione della propria identità? Il nostro amato Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espressamente dichiarato che "la discriminazione non solo viola i diritti umani, ma lede il diritto all'uguaglianza". La discriminazione c'è a scuola, sul luogo di lavoro, negli spazi pubblici, nei luoghi di preghiera ed in qualsiasi luogo dove si svolga la loro vita sociale. Perché questo accade ancora oggi in un Paese europeo avanzato? Il problema è antico e ha solide basi culturali, sociali e religiose ma noi pensiamo che i tempi siano maturi per contrastare in modo netto queste derive e per avere legislazioni adeguate. Ci sembra davvero indispensabile che una società civile e matura ritenga intollerabile, e quindi, punibile, un atteggiamento aggressivo e spesso violento, basato esclusivamente sulla discriminazione per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale, all'identità di genere e alla disabilità come previsto dal DDL in discussione presso codesta assemblea avente per titolo «Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità», dopo essere stato approvato alla Camera del Deputati. Una cosa che lascia francamente sconcertati è il timore paventato da alcuni della lesione del diritto di libertà di parola e di espressione. Quando nel testo licenziato dalla Camera é ribadito “Ai sensi della presente legge, sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte». La libertà di parola e di espressione del pensiero non è illimitata e ci deve essere un bilanciamento con altri diritti di rango uguale se non superiore, quali il rispetto delle persone e della loro identità, dignità e personalità e questo vale per tutti. Lo stesso discorso si riferisce anche alla libertà di insegnamento, a meno che non si voglia far prevalere l'idea di quelle frange rumorose ed estremiste che intenderebbero trasformare i pulpiti e le scuole e le famiglie in luoghi dove si diffondono discorsi e si istiga a compiere delitti di odio, il che ci sembra difficile anche solo pensarlo. Oggi tutto é fermo nella Commissione Giustizia che non é riuscita a iscrivere ancora a calendario d’aula il provvedimento il che appare francamente ostruzionistico. Si può naturalmente e legittimamente essere contro ma perché non farlo nella sede assembleare propria assumendosene la responsabilità senza nascondersi dietro cavilli procedurali? Il tema della tutela dei diritti è sempre centrale, mai secondario e il nostro Paese non può sopportare l'ulteriore protrarsi dell'assenza di una normativa di contrasto all'odio e alla violenza determinati dall'appartenenza a gruppi minoritari. Le chiediamo, facendo appello alla sua autorevolezza e terzietà , di adoperarsi secondo le sue prerogative perché l’aula possa in tempi congrui essere chiamata a deliberare sulla proposta che, tra l’altro, é l’unica di iniziativa parlamentare approvata nello scorso anno alla Camera. Ringraziandola per l’attenzione le auguriamo Buon lavoro e Buone Feste.
Torino 02/04/2021
Fiorenzo Gimelli
Siamo genitori, anzi "due volte genitori", come recita il titolo del nostro storico docufilm con il quale amiamo presentarci per parlare del grande amore verso le nostre figlie e i nostri figli e alla visione del quale ci piacerebbe invitare Lei e tutti i genitori.
Per questo già dal 1993 abbiamo sentito il bisogno di riconoscerci in un'associazione perché siamo accomunati da una stessa condizione: i nostri figli, a un certo punto della loro vita, hanno preso consapevolezza del loro orientamento sessuale, percentualmente minoritario rispetto alla totalità della popolazione, o alcuni di loro hanno sentito di appartenere ad un genere diverso da quello cui erano stati assegnati alla nascita.
La nostra associazione si chiama A.GE.D.O., Associazione di genitori, parenti e amici di persone LGBT+ e ha la finalità di sostenere, con una corretta informazione e una aperta condivisione, tutti quei genitori che, a seguito del coming out dei loro figli, da soli non riescono ad adattarsi serena mente alla nuova consapevolezza, accompagnandoli, così, verso una "rinascita" che favorisca una seconda, nuova e più completa genitorialità.
Siamo orgogliosi dei nostri figli, persone serie, affettuose, sane, generose, sensibili, impegnate, come tutti gli altri; amano la vita, lavorano onestamente, contribuendo al benessere della Nazione e cercano la felicità accanto alla persona che sentono di amare.
Allora, ci chiediamo: perché viviamo spesso un disagio anche noi genitori di figli LGBT+? Questo è dovuto alla consapevolezza di una mancata piena inclusione da parte della società di queste nostre figlie e figli che, troppo spesso, sfocia in aperta ostilità. Sono oggetto di insulti, derisione, aggressioni, violenze, per l'unica "colpa" di essere quello che sono e quando escono per incontrare la persona che amano e ci salutano, a volte dobbiamo fare uno sforzo in più per cacciare via un brutto pensiero, reprimere un'inquietudine. Soprattutto nei periodi in cui la cronaca ci restituisce qua si ogni giorno notizie davvero terribili e sconfortanti.
Caro Presidente,
i nostri figli non hanno la stessa libertà dei figli eterosessuali; non possono mostrare una tenerezza, un gesto d'affetto verso la persona che amano quando sono in pubblico; devono reprimere il desiderio di prendersi per mano, anche solo per un attimo, e noi soffriamo nel pensare a questa loro vita nella quale sono costretti a muoversi con circospezione, a volte nascondendosi.
Il nostro amato Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espressamente dichiarato che "la discriminazione non solo viola i diritti umani, ma lede il diritto all'uguaglianza".
La discriminazione i nostri figli la vivono a scuola, sul luogo di lavoro, durante il percorso della loro formazione scolastica, negli spazi pubblici, nei luoghi di preghiera. Perché questo accade an cora oggi in un Paese europeo avanzato?
Lei dirà che questo è un problema culturale: è vero, ma il progresso culturale spesso segue e accompagna le conquiste civili che sono, a loro volta, sostenute dall'attività legislativa.
Questo è il punto.
Ci sembra davvero indispensabile che una società civile ritenga intollerabile, e quindi, punibile, un atteggiamento aggressivo e spesso violento, basato esclusivamente sulla discriminazione per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale, all'identità di genere e alla disabilità. Elementi, questi, propri dell'identità e della dignità degli individui che, pertanto, meritano di ottenere riconoscimento e protezione dall'ordinamento giuridico, per poter essere espressi senza rischiare lo stigma e la violenza generati dalla discriminazione. Questa è fortemente nociva non solo per le persone LGBT+ ma per tutta la società, perché fortemente disgregante e non perseguirla equivale a legittimarla.
Nel nostro Paese, i cittadini italiani non sono trattati tutti allo stesso modo e alle nostre figlie e ai nostri figli è concesso solo da pochi anni una sorta di matrimonio di serie B, l'unione civile anche se il collante con cui costruiscono le loro famiglie è l'amore, lo stesso, e non altro, su cui investono tutti gli individui.
Com'è possibile che, nell'Italia del 2021, alcuni cittadini siano consapevolmente discriminati dallo Stato?
Noi crediamo che, fino a quando le Istituzioni stesse non colmeranno questa ferita non sarà possibile far crescere nei cittadini la consapevolezza del necessario rispetto della varietà dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere.
Il fatto che siano varianti quantitativamente minoritarie non può certo significare che siano qualitativamente inferiori. Esistono e questo è un fatto e uno stato evoluto non può permettersi di coltivare antichi e oscuri pregiudizi, legittimando, senza norme opportune, una inaccettabile discriminazione.
Presidente, in questi giorni è in attesa di essere discussa in Senato la proposta di legge Zan, che ha per oggetto «Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità», già approvata alla Camera. Noi confidiamo in un Suo autorevole supporto per superare gli ostacoli che incontra anche da parte di alcune forze di governo.
Il tema della tutela dei diritti è sempre centrale, mai secondario e il nostro Paese non può sopportare l'ulteriore protrarsi dell'assenza di una normativa di contrasto all'odio e alla violenza determinati dall'appartenenza a gruppi minoritari.
Come siamo soliti affermare: "è il mondo che deve cambiare, non i nostri figli!"
Noi tutti, consapevoli della Sua poderosa esperienza nelle Istituzioni Europee, confidiamo anche nel suo intervento per far superare all'Italia e agli italiani il gap che tuttora ci separa dalle democrazie europee più avanzate.
Si tratta di una conquista necessaria per una democrazia matura e per una società più giusta che porterà il nostro Paese ad una evoluzione sociale raggiungibile solo favorendo la cultura del rispetto e dell'inclusione di tutti i "diversi da noi".
Grazie per l'attenzione, e buon lavoro!
Torino 29/03/2021
L'associazione A.GE.D.O., organizzazione di volontariato nazionale con articolazioni territoriali in tutte le regioni italiane, che raggruppa genitori, familiari e amici di persone lesbiche, gay, bisex, transgender e altre identità sessuali, vuole esprimere una vicinanza affettuosa e un particolare ringraziamento a don Giulio Mignani, parroco di Bonassola (SP).
Questi, nella sua omelia della domenica delle Palme, ha espresso in chiesa, fatto del tutto inconsueto, la sua solidarietà alle coppie dello stesso sesso colpite recentemente dal Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede secondo il quale viene negata a loro la benedizione a causa della loro condizione di peccato.
A.GE.D.O. è composta da persone, credenti e non credenti, che si riconoscono nei valori propri dell'associazione tra cui la laicità, la non appartenenza partitica, l'accoglienza piena e senza condizioni dei propri figli e figlie e il riconoscimento dei diritti civili e della parità di condizioni per le persone LGBT +.
Pur essendo la nostra una associazione non confessionale ci sta a cuore ciò che si muove nella chiesa cattolica italiana essenzialmente per due motivi: Il primo è dovuto al fatto che i genitori di fede cattolica che aderiscono all'associazione continuano a soffrire per una Chiesa che, come afferma Paolo Rigliano nel suo libro 'Amori senza scandalo': ... "attacca proprio l'essere omosessuale in sé e per sé, a prescindere da ogni esistenza particolare. Quand'anche sia la migliore possibile, essa soggiace alla condanna preventiva "per ciò che si è", per "il disordine" che porterebbe con sé. Una violenza meditata e silenziosa, feroce e pulita, non riservata a nessun altro essere vivente" ... . Il secondo consiste nell'influenza che la Chiesa stessa come istituzione esercita, spesso indebitamente, sulla politica italiana quando si tratta di diritti civili. E' palese inoltre la strumentalizzazione della dottrina cattolica messa in atto da alcuni partiti in funzione di politiche palesemente omofobe e che negano la gravità delle discriminazioni e delle offese di cui sono oggetto ancora quotidianamente le persone LGBT+.
Per questi motivi A.GE.D.0. apprezza e accoglie con gratitudine le parole di don Giulio Mignani come un contributo coraggioso, importante, per un cambiamento dello sguardo della Chiesa cattolica italiana e non solo nei confronti delle persone LGBT +.
A.GE.D.O . ha da tempo intrapreso una serie di confronti, di condivisioni, con realtà e gruppi di genitori credenti con figli e figlie LGBT +(Tenda di Gionata, Il Guado, Rete 3 Volte Genitori) allo scopo di allargare sul territorio nazionale la rete dei genitori che, pur con provenienze diverse, sono accomunati dall'amore incondizionato per le proprie figlie e figli e dal desiderio che, come tutti, possano aspirare alla felicità.
Fiorenzo Gimelli, presidente nazionale
Mario Caproni, Presidente di Agedo Trentino e responsabile dei rapporti con il mondo religioso
Omofobia, no della Lega. La legge al Senato spacca la maggioranza.
Già approvata alla Camera il 4 novembre scorso, la legge che prende il nome dal suo primo firmatario, il deputato dem e attivista Lgbt Alessandro Zan, attesa da anni, giace in un cassetto.
Una settimana fa è stata annullata la riunione dell’ufficio di presidenza della commissione del Senato, che doveva solo decidere quando ricominciare a discutere la legge Zan.
Il 4 novembre scorso l’Aula della Camera ha approvato a larga maggioranza la proposta di legge recante misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità. A votare a favore anche cinque deputati di Forza Italia, perché, come ha detto la senatrice Gabriella Giammanco, «la lotta all’omofobia non ha colore politico».
Da allora sono già trascorsi mesi senza che in Senato sia stato compiuto alcun passo per calendarizzarne il testo. Cosa, questa, ancor più deplorevole se si tiene in conto quanto Usa e Ue hanno fatto, anche in tempi di Covid, per il contrasto normativo a tali discriminazioni e violenze. In tale ottica suonano quasi come un monito inascoltato le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi, che il giorno del suo insediamento ha parlato di un «governo decisamente atlantista ed europeista».
Chiediamo perciò che la Commissione Giustizia del Senato proceda con la massima celerità alla calendarizzazione e approvazione del testo già licenziato dalla Camera senza stralci, sconti o deroghe che ne pregiudichino la bontà. Troppe volte ci siamo trovate e trovati di fronte alla possibilità di avere una legge di tutela contro i reati d’odio così come già realizzato in tante democrazie occidentali. Troppe volte questa possibilità si è arenata. Oggi vi chiediamo di fare presto e bene così che la pdl possa approdare in Aula del Senato per l’approvazione definitiva.
Quali sono gli obiettivi della legge contro l'omotransfobia, la misoginia e l'abilismo?
Questo video di Ren ne spiega tutti i contenuti.
Dopo l’episodio del professore della scuola paritaria “La Traccia” di Calcinate (Bg) che indottrinava le sue studentesse e i suoi studenti descrivendo l’omosessualità in termini fuorvianti, discriminanti, offensivi e privi di qualsiasi aderenza agli studi scientifici, ecco che viene segnalato il libro “Coraggio Andiamo” edito La scuola adottato per l’insegnamento della religione in un Liceo Linguistico altrettanto ricco di calunnie sull’omosessualità e sulle persone omosessuali.
Agedo Nazionale chiede formalmente che si prendano al più presto provvedimenti e che i libri di testo vengano seriamente controllati prima di essere adottati, anche quelli di religione. Informazioni di questo tipo oltre ad offendere, minano la già scarsa autostima delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi che vanno scoprendo un orientamento sessuale non previsto e legittimano discriminazione, offese e bullismo nei loro confronti. La scuola deve essere un ambiente sicuro e affettivo (come l’ha definito il ministro Patrizio Bianchi) per tutte e tutti.
Fiorenzo Gimelli, presidente Agedo Nazionale
Elena Broggi, vicepresidente Agedo Nazionale
di Michela Marzano
in “La Stampa” del 22 marzo 2021
Quand'è che la si smetterà una volta per tutte di dire, scrivere o pensare che, in Italia, non c'è bisogno di alcuna legge contro l'omotransfobia, che le persone trans e omosessuali sono perfettamente integrate, rispettate e riconosciute, e che introdurre nuove norme significherebbe restringere e intaccare la libertà di espressione? Quanti altri esseri umani devono ancora essere insultati, offesi, derisi, umiliati, picchiati o massacrati prima di capire che sono loro, le persone trans, le lesbiche e i gay, a non essere liberi di essere ciò che sono semplicemente perché c'è chi li considera malati, pericolosi, viziosi, infetti, sbagliati?
È moralmente inaccettabile che, nel 2021, ci siano ancora individui che si permettano di odiare alcune persone solo perché omosessuali o trans. «Non vi vergognate?», ha detto l'aggressore a Jean Pierre e al compagno prima di iniziare a riempirli di calci e pugni. Jean Pierre e il compagno erano a Roma, in stazione, e si stavano baciando. E il tizio, vedendoli, ha perso la testa e li ha aggrediti senza forse nemmeno rendersi conto che l'unico che si sarebbe dovuto vergognare per la rabbia che gli si è scatenata dentro era lui. Lui che non accetta. Lui che giudica. Lui che odia. Lui che insulta. Lui che picchia. Lo sa, quest'omofobo, che l'omosessualità, esattamente come l'eterosessualità, è un orientamento sessuale? E quindi un modo di essere e di amare. Qualcosa che non si sceglie, non si cambia, non si cura. Perché non c'è niente da cui guarire o da curare. C'è solo qualcosa da riconoscere e accettare. Qualcosa che, esattamente come l'eterosessualità, fa parte della propria identità, quella con la quale prima o poi tutti dobbiamo fare i conti, anche quando ci sono cose che vorremmo che fossero diverse, cose che magari non sopportiamo di noi stessi, cose con le quali, però, non possiamo far altro che convivere. L'Italia è arretrata. Nonostante gli sforzi fatti in questi ultimi decenni dalle associazioni Lgbtqi+ e da tutti coloro che, senza far parte di alcuna associazione, si battono quotidianamente per l'uguaglianza e la libertà di tutte e di tutti, i pregiudizi e l'ipocrisia persistono. La differenza continua a far paura. Rimette ancora troppo in discussione quello che si conosce, o che si pensa sapere, spingendo a rifiutare ciò che è "altro" rispetto a sé, ai propri codici, alle proprie abitudini. Ecco perché c'è l'urgente necessità di approvare la legge Zan contro l'omofobia e la transfobia – votata alla Camera, ma per il momento ferma in Senato. Checché ne pensino i contemporanei farisei – i primi a scandalizzarsi di fronte ai fatti di violenza, ma anche i primi a considerare la legge Zan come inutile se non addirittura pericolosa – sarà solo nel momento in cui il nostro paese avrà questa legge che il Parlamento avrà detto in modo chiaro da che parte stanno la libertà e l'uguaglianza, e da che parte, invece, continuano a stare l'ignominia e l'odio: in un paese democratico e liberale non ci si può vergognare di quello che si è o di chi si ama; ci si dovrebbe piuttosto vergognare di non permettere a tutte e a tutti, nonostante le differenze, di essere uguali e liberi.
9 marzo 2021
Tratto da: ARTICOLO29.IT
Sono state depositate le sentenze n. 32 e 33 del 2021, con le quali la Corte costituzionale torna a pronunciarsi sul riconoscimento dello status filiationis nei confronti del genitore d’intenzione, nel caso di nascita a seguito di ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita non consentite dal nostro ordinamento, ovvero nel caso di ricorso alla gestazione per altri, parimenti oggetto di un divieto penalmente sanzionato ai sensi dell’art. 12, comma 6, della legge n. 40/2004.
In entrambi i casi, la Corte riconosce apertamente l’esistenza di un vuoto normativo in materia, auspicando un sollecito intervento da parte del legislatore. Se dunque, nelle più recenti sentenze in materia (la sent. n. 221/2019 e la n 230/2020), la Corte si era limitata a ribadire che la scelta di normare l’omogenitorialità restava riservata alla discrezionalità del legislatore, non sussistendo nella materia alcun divieto di matrice costituzionale, in questo caso si spinge oltre, riconoscendo la doverosità di un intervento del legislatore, formulando al riguardo un monito. Esso è forse più sfumato nella sentenza n. 33/2021 (relativa ad un caso di doppia paternità), laddove la Corte definisce “ormai indifferibile” l’individuazione di strumenti di tutela della posizione dei nati; mentre è declinato in termini particolarmente netti nella sentenza n. 32/2021, laddove la Corte precisa che “non sarebbe più tollerabile il protrarsi dell’inerzia legislativa, tanto è grave il vuoto di tutela del preminente interesse del minore”.....
L'articolo completo lo trovi qui:
http://www.articolo29.it/2021/la-corte-costituzionale-lomogenitorialita-la-parola-al-parlamento/
Al Ministro dell’Istruzione e ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali sulle vicende del Liceo classico romano “Giulio Cesare” da parte di Agedo, CGD e Famiglie Arcobaleno.
Roma, 14/02/2021
Le Associazioni AGEDO, CGD, Famiglie Arcobaleno, membri del FoNAGS - Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori nella Scuola – e di molti FoRAGS – Forum Regionale delle Associazioni dei Genitori della Scuola - esprimono forte preoccupazione per le sempre più numerose situazioni denunciate all’interno della scuola pubblica del nostro Paese.
Quanto riportato dagli organi di stampa sui recenti accadimenti al Liceo romano “Giulio Cesare” in occasione dell’organizzazione della “settimana dello studente”, ci racconta di una scuola pubblica in cui non trovano spazio le risposte concrete ai bisogni di discussione e conoscenza espressi dai nostri ragazzi e dalle nostre ragazze.
Vogliamo essere chiari e trasparenti come sempre. La scuola pubblica in cui crediamo è una scuola autorevole e indipendente che svolga in autonomia la propria funzione educativa e sociale, cioè il mandato che la Costituzione Italiana le affida nel rispetto delle leggi del nostro Paese.
Una scuola in cui le parole inclusione, accoglienza, rispetto, laicità siano pratica quotidiana. Una scuola che garantisca un confronto aperto e sereno nel rispetto del pluralismo di tutte/i gli studenti indipendentemente dalle convinzioni delle proprie famiglie di origine.
Una scuola che lavori per rendere i nostri figli e le nostre figlie persone autonome e non cloni di noi genitori. Una scuola che li renda cittadini e cittadine a pieno titolo, così come l’insegnamento dell’educazione civica prescrive.
Rivoli, 25 gennaio 2021 ,
In nome del rispetto della libertà di insegnamento fondata su principi della Costituzione e delle norme che regolano i rapporti tra le autonomie locali, gli insegnanti del liceo Darwin e del liceo Scafidi, firmatari della presente, sottoscrivono e condividono quanto scritto dal Dirigente Scolastico, prof.ssa Elena Sorrisio, nella profonda convinzione che sia centrale e necessario poter svolgere il proprio lavoro in piena libertà e in piena coscienza.
APRILE CLAUDIA, ARCIDIACONO MAURIZIO, BALZANO LUIGIA, BELLIA CARLA MARIA, BERTIN ADRIANO, BERTOLO CLARA, BERTOLOTTO GIULIA, BERTONE ILARIA, BIANCHIN EMANUELA, BONETTO FRANCESCO, CAFURI ROBERTA, CAPRETTO ORNELLA CAROLLO AGATA , CAUTERUCCIO SABRINA, CERRI ELISABETTA, CHINNI' MICHELE, CIAVARELLA CRISTINA, CIRAVEGNA JACOPO, CONTATO DANIELA CORDERA OTTAVIA, CORNARA GIORGIO, CRESPI ANDREA, D'ANNA CALOGERO, DE FALCO GENNARO, DI GREGORIO MARIA CRISTINA, DROETTO CRISTINA, FASSIO BENEDETTA MARINA, FERRANTI ANNA, GALLIZIO MARIA ELENA, GALLO NATALIA ANDREA, GARBOLINO GABRIELE , GATTO MARIA FRANCESCA, GENCO CATERINA, GERVASIO DONATO, GIACOSA FLAVIO, GIGANTE FRANCESCO, LAURIA DONATA MARIA, LI PIRA SILVANA, LLANSO' MAI LY, LOCCISANO MARIA TERESA, LUGLI FRANCESCA, LUSARDI ISABELLA, MAGGIANI ANITA, MAIMONE PATRIZIA, MASSAFRA DANIELA MAURO ELISABETTA, MAZZA COSIMO, MEDINI VIVIANA, MESSINA FABIO, MINICUCCI ANGELA, MISCHIATI PAOLA, MONTEMURRO ROSSELLA, NAPOLITANO MARIO, NASCE' MATTEO, OGGERO FRANCESCA MARIA, OPERATO MICHELA, PADRINI DEBORAH, PAPPALARDO MAURIZIO, PERRONE CHIARA, PIANTELLI EMANUELA, PITETTI DANIELA, PLOS JACOPO, PUCA MARICA, PUTIGNANO MARIA, RIZZA FRANCESCA , RIZZO FRANCESCO, ROBINO MARIA, ROCCIA PAOLA, ROLLE FRANCESCA , SAINI MONICA, SANNA GIACOMO, SIGNORELLO NADIA VITA, SILLO ALESSIO, SORBELLO GIOVANNI, SOTTILE PIERANTONIO, TANGARI SILVIA, TINIVELLA SILVIA, TORTORELLI GIOVANNA, TRAVE MARCO, VALLS MARTA, VEGLIA ANDREA , VENTO GIUSY ADELINA, VERDOLIVA GIANANDREA, VERGANO CRISTINA, VERGNANO GIANPAOLO, VICARI DARIO, ZACCHETTI LAURA, ZERBINI LAURA
La Camera Minorile di Torino, associazione di avvocati che operano nel settore minorile e di famiglia nel distretto della Corte d’Appello di Torino, riporta la realtà nella giusta dimensione.