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Da Rete Lenford
"L’identità di genere e la valorizzazione della fluidità delle appartenenze: parla la Cassazione.
Mentre la finta e inaccettabile proposta di mediazione sul DDL Zan vuole cancellare dal testo normativo l’identità di genere, la Corte di Cassazione pubblica una importante sentenza (la n. 30545 depositata l’altro ieri, Cons. rel. Dott.ssa Catena): oltre a ribadire la necessità di una legge penale contro i crimini e i discorsi d’odio, la Corte mette nero su bianco alcuni concetti molto rilevanti, che spazzano via montagne di fake news costruite ad arte in questi mesi.
Ecco le parole, nette e inequivoche, della Cassazione, con buona pace di finti “pontieri” e indegne rappresentanze politiche:
“l'identità di genere, ossia la percezione che ciascuna persona ha di sé come uomo o donna, il che non necessariamente corrisponde con il sesso attribuito alla nascita; il genere, quindi, indica qualunque manifestazione esteriore di una persona, che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse all'essere uomo o donna.
Tale espressione si rinviene per la prima volta - in riferimento ad un testo normativo - nella Direttiva 2011/95 UE, sull'attribuzione della qualifica di rifugiato, recepita nel D.Lgs. 21 febbraio 2014, n. 18, che fa espressamente riferimento al concetto di identità di genere, nella trattazione degli aspetti che possono costituire motivi di persecuzione; essa e', inoltre, contenuta anche nella Direttiva 2012/29 UE, recepita dall'Italia con D.Lgs. 15 dicembre 2015, n. 212 - che prevede l'obbligo per gli Stati di proteggere le persone che subiscono violenza in quanto appartenenti ad un genere, oppure a causa della propria identità di genere, oppure a causa di motivi o finalità di odio o discriminazione fondati sul genere, identità o espressione di genere -, nonché nella Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul).
La giurisprudenza della Corte Costituzionale, a sua volta, con la sentenza n. 221/2015, ha riconosciuto il diritto all'identità di genere quale "elemento costitutivo del diritto all'identità personale, rientrante a pieno titolo nell'ambito dei diritti fondamentali della persona", principio poi ribadito nella sentenza n. 180/2017, secondo cui va affermato come "l'aspirazione del singolo alla corrispondenza del sesso attribuitogli nei registri anagrafici, al momento della nascita, con quello soggettivamente percepito e vissuto costituisca senz'altro espressione del diritto al riconoscimento dell'identità di genere".
L'identità di genere, quindi, valorizza la fluidità delle appartenenze, attribuendo importanza allo spazio di autodeterminazione individuale in una prospettiva di rifiuto degli stereotipi e, quindi, di coesistenza con il concetto di "sesso", che, invece, mette in risalto la dimensione biologica”."
Buonasera a tutte e tutti,
sono Alessandra, una mamma Agedo di una meravigliosa ragazza lesbica e di un meraviglioso ragazzo transgender . Sono molto orgogliosa dei miei figli e del loro grande coraggio. Sì perchè nel nostro Paese le persone Lgbt devono affrontare quotidianamente discriminazioni, giudizi non richiesti se non addirittura violenze fisiche. Non hanno scelto loro di essere così ma SONO e benchè qualcuno si ostini a parlare di SCELTE, essere gay, transgender , eterosessuali, bisessuali, o asessuali non è una scelta : si nasce.
Nonostante i grandi passi avanti fatti negli ultimi decenni la nostra è una società omobitransfobica , basta vedere il moltiplicarsi di aggressioni di questi ultimi mesi. E' una società omobitransfobica perchè non è in grado di guardare alla BELLEZZA delle persone ma solo alla loro conformità, a ciò che ci si aspetta da loro: se non si è conformi si è deviati, disordinati. E utilizzo questi termini, non a caso: perchè è proprio così che vengono definiti i nostri figli.
Ed è per questo che abbiamo bisogno del DDL Zan così come è stato approvato alla camera, senza modifica alcuna, una legge che attendiamo da 25 anni, una legge che non toglie nulla a nessuno ma che riconosce dei diritti fondamentali a chi non li ha : essere se stessi senza paura di essere aggrediti o discriminati. Ad Agedo ci sono genitori i cui figli hanno deciso di andare a vivere all'estero perchè qui in Italia non si sentivano sicuri, genitori che hanno dovuto cancellare alle fermate dei pulmann le scritte violente rivolte alla propria figlia, genitori che si sono sentiti dire dai propri ragazzi : questa non è vita, così non posso andare avanti genitori che hanno dovuto rivolgersi alle forze dell'ordine per proteggere i propri figli dalle minacce ricevute.
Quando parliamo di Ddl Zan parliamo di questo non di "massimi sistemi" ma di carne e di sangue di persone che vengono minacciate per il solo fatto di esistere. E voler cancellare l'identità di genere dal testo della legge significa NEGARE COSCIENTEMENTE il diritto di esistere alle persone Trans. Negare l'identità di genere , il cui concetto è presente da decenni nella letteratura scientifica , significa cari Senatori e care Senatrici che siete CONNIVENTI nei crimini d'odio verso queste persone.
E declassare la giornata del 17/5 che commemora il giorno in cui l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha cancellato l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali a una più generica Giornata Nazionale contro la discriminazione dicendo e qui cito testualmente:"al fine di promuovere la cultura al rispetto POSSONO essere intraprese iniziative volte a contrastare le discriminazioni motivate dal sesso, dal genere , dall'orientamento sessuale o dalla disabilità..." ecco questo significa che non volete queste iniziative perchè se volete davvero promuovere il rispetto non date la possibilità di non intraprendere iniziativa alcuna. O sei per il rispetto o non lo sei .
L'omobitransfobia si combatte soprattutto promuovendo una cultura di educazione al rispetto e senza escludere i soggetti più esposti : le persone transgender. L'omobitransfobia si combatte spiegando che non c'è nulla di male ad essere gay, trans, bisessuali . Perchè si è, si nasce così nessuno lo sceglie: il MALE è solo nelle persone che VOGLIONO vederci il male.
Perciò noi VOGLIAMO il DDL Zan così come approvato alla camera senza modifiche perchè significa PROTEZIONE per i nostri figli da coloro che vogliono il loro male.
I nostri ragazzi non sono cittadini di serie B e devono essere tutelati e noi genitori non vogliamo più avere paura per loro.
I nostri ragazzi e le nostre ragazze ESISTONO, ed è tempo che ve ne facciate una ragione.
Grazie a tutte e tutti
Il Coordinamento Torino Pride Pare apprende con viva preoccupazione due notizie. Quella che vedrebbe il Governo italiano promotore dell’ingresso del Vaticano come membro permanente presso Organizzazione Mondiale della Sanità. E l’annuncio da parte della Santa Sede, dopo la nota della presidenza della CEI a fine aprile scorso, della propria contrarietà al DDL Zan, in discussione al Senato della Repubblica, contro l’omolesbobitransfobia, la misoginia e l’abilismo perché non compatibile con il Concordato che l’Italia ha stipulato con la stessa Santa Sede molti anni orsono.
“Le due notizie sono entrambe di una gravità estrema. La prima perché potrebbe minare la laicità di organismo che proprio nel suo essere sovranazionale deve dare indicazioni, pareri e sostenere la salute di tutti e tutte le cittadine del Mondo comprese le persone trans e in generale le donne che ancora oggi sono vittime di molte “aggressioni” legislative, fisiche e psicologiche. La seconda perché il Vaticano, che non è uno stato democratico, si inserisce nella discussione democratica di un Paese che tra i suoi fondamenti ha la laicità e che si è, fortunatamente, liberato dal giogo del potere temporale del Papa da moltissimi anni.
Al netto della libertà di espressione, tutelata dalla nostra Costituzione, ci chiediamo se mai potesse venire in mente al Presidente francese di insinuarsi nella discussione di un libero Parlamento chiedendo di modificare un Disegno di Legge già approvato in un Ramo dello stesso.
Riteniamo indispensabile da tempo una rivalutazione del Concordato ma in questa circostanza sarebbe sufficiente che il Vaticano non si occupasse di cose che non gli competono e che il Governo Italiano si astenesse da improvvide ingerenze internazionali. Chiediamo l’approvazione della legge nel testo già approvato alla Camera e Rivendichiamo una decisione parlamentare laicamente assunta” dichiara Alessandro Battaglia a nome del Coordinamento Torino Pride.
Coordinamento Torino Pride GLBT www.torinopride.it
Ufficio Stampa: con.testi + 39 011 5096036 +39 347 7726482 –
"ALLARMATI DALLA LORO APERTURA ALLE DESTRE"
Roma, 27 maggio 2021
Questa mattina si è tenuto un incontro tra una delegazione di Arcigay, formata da segretario generale, Gabriele Piazzoni, e dal responsabile giuridico, Salvatore Simioli, e alcuni rappresentanti di Italia Viva, tra i quali i senatori Faraone e Cucca.
"Abbiamo ribadito con forza che la legge contro l'omotransfobia deve essere approvata così com'è, senza prestarsi a ulteriori mediazioni con interlocutori che evidentemente vogliono indebolirne l'impianto e svuotarla, annacquando perfino i contenuti della legge Mancino. Il problema dei numeri necessari per l'approvazione non verrà risolto di certo da una mediazione con la Lega. I senatori di Italia Viva, dal canto loro, ci hanno rappresentato la volontà di cercare questa mediazione, prospettiva che ci lascia fortemente allarmati": lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay.
Ufficio stampa Arcigay - Vincenzo Branà (338.1350946)
Riportiamo integralmente il testo di Stefano Ponti,
Avvocatura per i diritti LGBTI - Rete Lenford
Nelle ultime settimane il dibattito pubblico sul ddl Zan, finalmente calendarizzato in Commissione Giustizia al Senato, si è intensificato.
Alla crescente attenzione mediatica non sempre corrisponde, però, un adeguato sforzo di lettura e di comprensione del testo di legge. Con questo contributo proveremo dunque ad analizzare il disegno di legge Zan, articolo per articolo, esponendone l’oggettivo contenuto e affrontando, nel merito, alcune delle critiche più ricorrenti.
Cos’è il “ddl Zan”?
Il ddl Zan (dal nome del primo firmatario della proposta, il deputato Alessandro Zan) è un disegno di legge che intende introdurre misure di contrasto alle discriminazioni e alle violenze fondate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità della vittima.
Il testo di legge è il risultato dell’unificazione di più proposte di legge di iniziativa parlamentare presentate da deputate e deputati di diversi gruppi politici (C. 107 Boldrini, C. 569 Zan, C. 868 Scalfarotto, C. 2171 Perantoni e C. 2255 Bartolozzi). Dopo una non semplice opera di mediazione politica in Commissione Giustizia, la proposta di legge unificata è stata approvata in prima lettura alla Camera dei Deputati il 4 novembre 2020 ed è poi approdata, sotto forma di disegno di legge, in Commissione Giustizia al Senato.
Non è la prima volta che il Parlamento italiano affronta il tema dell’omotransfobia. Diverse volte in passato si tentò, senza successo, di approvare una legge contro l’omotransfobia, con le proposte e i disegni di legge Vendola (1996), Grillini (2002 e 2006), Di Pietro (2009), Concia (2009 e 2011) e Scalfarotto (2013). Molti di questi progetti normativi caddero sotto la scure del voto parlamentare sulle pregiudiziali di costituzionalità, spesso utilizzate in modo strumentale da forze politiche ostili al riconoscimento di tutele per le persone LGBTI+.
Sono dunque in molti a chiedersi se i tempi siano finalmente maturi per l’approvazione di questa legge, che rispetto al passato presenta la novità di una tutela estesa anche al sesso, al genere e – grazie all’approvazione dell’emendamento Noja – alla disabilità.
Cosa prevede il ddl Zan?
Il ddl Zan è costituito da un testo molto breve, composto di soli dieci articoli e idealmente scomponibile in due parti.
La prima parte (artt. 1 – 6) è dedicata alle disposizioni di natura penale-repressiva, con cui si intende colmare la lacuna legis attualmente esistente nella disciplina italiana contro i crimini d’odio, mediante l’estensione di una tutela penale rafforzata (attualmente riferita alle sole discriminazioni per razza, etnia, nazionalità e religione) anche ai profili identitari del sesso, del genere, dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere e della disabilità.
La seconda parte (artt. 7 – 10) contiene invece disposizioni di natura propositiva, finalizzate a perseguire il fine della prevenzione dei fenomeni di violenza e discriminazione mediante azioni istituzionali, interventi educativi e attività di promozione sociale e culturale.
A cura dell'Associazione Luca Coscioni
Con “Gravidanza per altri”, “Maternità surrogata” e “Surrogazione di maternità” si intende un percorso di fecondazione assistita nel quale una donna porta avanti una gravidanza per un’altra persona o per una coppia.
Nei Paesi in cui tale pratica è consentita legalmente, la donna che porta avanti la gravidanza per altri – la “gestante” – non è giuridicamente considerata genitrice dei bambini nati. La legge, infatti, considera genitori a tutti gli effetti i genitori “intenzionali”, vale a dire coloro che hanno fatto ricorso alla gravidanza per altri.
In Italia, la Gravidanza per altri commerciale è vietata dalla Legge 40/2004 che, all’articolo 12, comma 6, recita:
Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.
Cosa facciamo
L’Associazione Luca Coscioni ritiene che questo divieto sia contestabile sia dal punto di vista giuridico sia da quello etico. È riscontrabile, infatti, una violazione dei diritti costituzionalmente riconosciuti alla salute, all’uguaglianza e alla famiglia. In più la legge 40/2004 non spiega esattamente cosa s’intenda per “surrogazione di maternità” né specifica se tale pratica sia vietata tout court o solo per la parte della commercializzazione. Le nuove innovazioni scientificamente e socialmente lecite propongono situazioni nuove che scindono la sessualità dalla procreazione.
Per i nascituri, le gestanti e le coppie che decidono di ricorrere a questo percorso è necessario garantire un quadro che definisca i limiti entro cui la gravidanza solidale sia lecita. Insieme ad altre associazioni, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso una proposta di legge con un lavoro e un continuo confronto pubblico, iniziato nel 2015. Nel 2019 è stata presentata un’ultima versione della legge che propone al Parlamento la Gravidanza solidale per Altri. I suggerimenti ricevuti in sede di presentazione sono stati attentamente presi in considerazione anche ai fini della revisione della proposta.
Per rafforzare l’urgenza di una normativa in quest’ambito, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso anche un appello ai parlamentari per una legge sulla Gravidanza solidale per altri.
È stata depositata alla Camera dei deputati, a opera dei deputati Guia Termini, Doriana Sarli, Riccardo Magi, Nicola Fratoianni ed Elisa Siragusa, la proposta di legge per la Disciplina della gravidanza solidale e altruistica (procedura comunemente conosciuta come Gravidanza Per Altri Solidale, ovvero GPA solidale). “Questo – spiega Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni – è un testo a cui abbiamo lavorato dal 2016 con alcuni esperti e giuristi e d’intesa con tante altre associazioni che ne hanno condiviso testo e obiettivi. Nel tempo la proposta è stata presentata pubblicamente per rilevare eventuali criticità e trovare le migliori soluzioni normative. Oggi quel testo dopo tutte gli opportuni interventi è conforme al quadro normativo e costituzionale del nostro Paese”.
“Dopo il deposito – prosegue – l’iter prevede l’eventuale abbinamento alle proposte incardinate sul tema, che in effetti ci sono ma di segno contrario, presso la Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati. Dopo l’esame in commissione la proposta dovrà arrivare in aula per la votazione e poi all’altro ramo del Parlamento per essere definitivamente approvata. Crediamo che sia tempo anche in Italia di avere una legge che regolamenti la gravidanza solidale per altri, per tutti coloro che ne hanno bisogno, per poter fare famiglia con figli”.
Filomena Gallo
Segretario Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
Il testo e la relazione illustrativa relativa alla proposta di legge sono disponibili nella sezione DOCUMENTI/GPA (Gestazione per altri)
Posizione di Agedo in risposta a AGESC su DDL ZAN.
LETTERA APERTA ALL’ AGESC in risposta alla loro posizione espressa nell’articolo apparso su Avvenire il 23/4/2021 dall titolo: “Con la legge Zan l’identità di genere può diventare un dogma. Anche per le scuole”
Cari colleghi dell’AGESC, associazione dei genitori cattolici delle scuole paritarie, abbiamo letto ieri su Avvenire la vostra presa di posizione sul DDL Zan e sinceramente ci ha meravigliato conoscendovi ormai da molti anni come componente insieme a noi del Forum Nazionale dei genitori della Scuola. Ci era sembrato che il vostro interesse si limitasse alla richiesta di finanziamenti alle scuole cattoliche invece va ben oltre, solo che in questo caso ci sembra che l’argomento scelto non lo padroneggiate molto bene.
Il richiamo al “benaltrismo” non poteva mancare ma vi ricordiamo che spesso è usato da chi non ha argomenti e vuol far credere che un parlamento come quello italiano con 1000 deputati e senatori non possa affrontare più di una questione per volta.
Per voi questa legge non è urgente, mentre per noi, genitori di ragazze e ragazzi LGBT+, è estremamente necessaria perché siamo stanchi di vedere le nostre figlie e i nostri figli, vittime di offese, bullismo, derisioni, violenza fisica per quello che sono, non per quello che “scelgono”, e siamo profondamente stupiti che non sentiate anche voi, provenendo dall’associazionismo cattolico, l’urgenza di una legge che parla di contrasto all’odio, di rispetto, di uguaglianza di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Di cosa avete paura? Che tutti possano godere di sicurezza, amore e felicità? Dite che le norme vigenti sono già sufficienti ma noi vogliamo spiegare chiaramente di cosa si tratta una volta per tutte.
Oggi la normativa penale prevede sanzioni specifiche nei confronti di chi “istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Si tratta dei cosiddetti reati d’odio. Il DDL prevede l’estensione delle aggravanti anche ai reati “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità “.
Non è vero, quindi, che il quadro normativo vigente è già in grado di sanzionare chiunque offenda o leda in qualsiasi modo qualunque cittadino! Il vuoto legislativo è talmente profondo che non esiste neppure il modo di denunciare i crimini d’odio di questa matrice in quanto tali mancando il reato specifico. Di cosa state parlando? Avete idea di quanti reati non vengono riconosciuti come crimini d’odio?
E’ facile dire che la legge “è scritta male, in modo pasticciato, ideologico, confuso, e rischia di creare più problemi di quanti ne possa risolvere”. Questo è gettare discredito per affossare quello che non piace dopo 2 anni di dibattito molto intenso tutti hanno potuto portare il loro contributo positivo.
La libertà di parola e di espressione del pensiero non è illimitata e ci deve essere un bilanciamento con altri diritti di rango uguale se non superiore, quali il rispetto delle persone e della loro identità, dignità e personalità e questo vale per tutti. Che questa legge voglia chiudere la bocca a chi la pensa diversamente ed in particolare alle gerarchie della Chiesa Cattolica nel nostro paese, come paventano alcuni, è quantomeno esilarante. State tranquilli che a noi è molto cara la libertà di espressione che difendiamo per noi e per gli altri e qui non si tratta di questo.
Non siamo nel campo delle opinioni a confronto, si tratta della tutela del benessere delle persone e non di un dibattito accademico.
Altra osservazione è relativa alla supposta vaghezza dei termini citati, in particolare l’identità di genere quando anche l’Ist. Superiore di Sanità ci spiega che essa fa riferimento “a come una persona si definisce rispetto al genere a cui sente di appartenere… tutte le identità di genere sono naturali (normali).”.
Il sesso biologico assegnato alla nascita è un dato certo e non si discute ma l’identità di genere é ben altro e si intende “l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”. Nessuno vuole sostituire il sesso con l’identità di genere che sono due aspetti dell’identità sessuale delle persone correlati ma distinti, come qualsiasi testo scientifico può confermarvi.
Se volete mettere in discussione l’esistenza delle persone transgender, con il loro vissuto, i loro bisogni e il loro diritto all’autodeterminazione, all’autoaffermazione e a una esistenza con pari diritti, dignità e riconoscimento rispetto agli altri, questo cozza con tutte le evidenze scientifiche recenti nonché contro le elementari necessità che ha ogni persona di poter vivere per quello che é, non in base a quello che gli altri desiderano.
Quanto al “dogma” gender capiamo l’uso del termine visto il contesto culturale da cui proviene ma ci sembra un’affermazione sciocca. Non abbiamo dogmi da imporre ad altri, non vogliamo dare lezioni a nessuno o impedire a qualcuno di pensarla diversamente, ma cerchiamo di unire i bisogni e il diritto a star bene di tutte le persone supportati da quanto oggi è noto in ambito scientifico.
Naturalmente non manca da parte vostra un richiamo alla “famiglia – che- è tale solo se fondata su una coppia formata da una donna e un uomo”. Su questo non ci trovate assolutamente d’accordo anche perché cozza con l’evidenza che ognuno ha basta che si guardi intorno tanto che oltre la metà degli adolescenti oggi non vive nella tipologia di famiglia da voi indicata come esclusiva.
E poi tirate in ballo Malika, descritto come un caso drammatico, ma che ci vuoi fare! I genitori sono musulmani!!! Ma vi rendete conto quale bestialità state dicendo? Siccome la famiglia ha un’altra cultura e religione con questo si giustifica quello che è successo a questa ragazza? Dobbiamo ricordarvi sommessamente il Catechismo della Chiesa Cattolica recita “...gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. … Le persone omosessuali sono chiamate alla castità.”. Questo a proposito di chi nel nostro paese e non solo contribuisce ad una idea per cui le persone LGBT+ siano fuori della norma e alimenta stereotipi e pregiudizi, qualora ve ne foste dimenticati.
Tutto questo però é estraneo alla legge in via di approvazione IL DDL Zan prevede esplicitamente che il reato di propaganda di idee fondate sull’odio etnico e razziale non verrà esteso all’orientamento sessuale e all’identità di genere, alla misoginia e all’abilismo. Interviene solo "… sulla condotta istigatoria che è quella suscettibile di determinare il “concreto pericolo” del compimento di quegli atti. … non ogni opinione sarà oggetto della norma penale”. Su questo si sono già autorevolmente espresse sia la Corte Costituzione che quella di Cassazione “non è … il pensiero ad essere giudicato, ma la sua offensività al … rispetto della reputazione e dell’onore, quali diritti della personalità di pari rango – per il tramite dell’articolo 2 della Costituzione – rispetto alla libertà di manifestazione del pensiero e dunque suscettibili di configurare un limite alla medesima …”
Infine spiegateci perché siete così ossessionati dalla eventualità che le scuole possano (non debbano) in occasione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia organizzare iniziative al “fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione”?
Vi spaventa che finalmente le scuole possano fare informazione su questi temi a giovani e docenti? O che si cerchi di aiutare ragazze e ragazzi a crescere serenamente ed in pace tra loro conoscendo meglio lo sviluppo della persona umana? Sicuramente sì e lo vediamo nei tentativi continui che voi ed altri escogitate per impedire alla scuola di crescere ed aggiornarsi allineandosi ai Paesi avanzati.
Perché avere paura che i giovani e le giovani imparino che siamo tutti uguali, meritiamo tutti dignità e tutte e tutti abbiamo il diritto di vivere sicuri alla luce del sole, essere felici e amare così come la natura ha stabilito che ognuno di noi ami?
Questa ci sembra una risposta adeguata a quanti pensano che il livello penale non sia sufficiente per ridurre i reati d’odio ma che sia necessario incidere sul piano culturale. Noi ne siamo pienamente consapevoli e per tale motivo abbiamo salutato con piacere che si intervenga sul piano della prevenzione ma anche questo evidentemente non va bene. Usando un linguaggio di altri tempi, né prevenire né reprimere.
Scusate ma la contraddizione ci sembra troppo forte e su questo piano non riusciamo a seguirvi.
Con cordialità vi ricordiamo un nostro motto di cui siamo particolarmente orgogliosi “Etero o gay sono tutti figli miei”.
Torino 24/04/2021
Napoli, liceo Vico, transgender discriminato. I compagni: sciopero
22 APRILE 2021
Lo studente rimproverato per aver usato il bagno dei maschi. La solidarietà di tutta la classe: atto di natura transfobica
Stavolta la lezione la insegnano loro, i ragazzi. Non si tratta però né di matematica, né di inglese. È la lezione più bella: quella dei diritti e della solidarietà. Terza H, liceo Gianbattista Vico: una classe intera si stringe intorno al compagno transgender e decide di combattere insieme a lui tra i banchi di scuola la battaglia perché possa sentirsi se stesso. Così quando la campanella suona i ragazzi si presentano nell'aula 101 dell'istituto in via Salvator Rosa ed annunciano ai professori: "Scioperiamo dalle lezioni, oggi terremo un dibattito". Qualche giorno prima, lunedì scorso, il loro compagno "è stato rimproverato - raccontano - con toni aggressivi per aver utilizzato il bagno corrispondente al genere in cui si identifica". Un episodio che si è poi ripetuto anche una seconda volta. "Un inaccettabile atto discriminatorio di natura transfobica" denunciano gli studenti.
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L'articolo completo di Marina Cappitti su Repubblica è qui:
https://napoli.repubblica.it/cronaca/2021/04/22/news/napoli_liceo_vico_transgender_discriminato_i_compagni_sciopero-297482544/
AVV.TA MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI
Cara Presidente,
Siamo genitori, familiari e amici di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e con altre identità sessuali (LGBT+) e già dal 1993 abbiamo sentito il bisogno di riconoscerci in un'associazione avendo ben chiaro che lo stigma sociale era ancora molto forte e che la non adeguatezza dell’ordinamento dava loro diritti molto minori e li esponeva a azioni negative, bullismo e disconoscimento delle loro vite ed affettività. Ad oggi molto è cambiato ma siamo ancora in una situazione non positiva. La nostra associazione si chiama A.GE.D.O. e ha la finalità di sostenere, con una corretta informazione e una aperta condivisione, tutti quei genitori che, a seguito del coming out dei loro figli, da soli non riescono ad adattarsi serenamente alla nuova consapevolezza, accompagnandoli verso una "rinascita" che favorisca una seconda, nuova e più completa genitorialità ed inoltre partecipiamo alla vita pubblica battendoci per creare condizioni di vita migliori per tutti coloro che sono percepiti come altri e diversi. Siamo orgogliosi di loro persone assolutamente uguali alle altre che contribuiscono come gli altri al bene comune e cercano la felicità accanto alle persone che amano. Ci chiediamo allora perché spesso viviamo un disagio anche noi familiari? Questo è dovuto alla consapevolezza di una mancata piena inclusione da parte della società che, troppo spesso, sfocia in aperta ostilità. Sono oggetto di insulti, derisione, aggressioni, violenze, per l'unica “colpa” di essere quello che sono e quando escono e ci salutano, a volte dobbiamo fare uno sforzo in più per cacciare via un brutto pensiero, reprimere un'inquietudine soprattutto nei periodi in cui la cronaca ci restituisce quasi ogni giorno notizie davvero terribili e sconfortanti. Le persone LGBT+ non hanno la stessa libertà degli eterosessuali, non possono mostrare una tenerezza, un gesto d'affetto verso la persona che amano quando sono in pubblico; devono reprimere il desiderio di prendersi per mano, anche solo per un attimo, e noi soffriamo nel pensare a questa loro vita nella quale sono costretti a muoversi con circospezione al punto spesso di fingere anche in famiglia, sul luogo di lavoro, a scuola. Che libertà é questa dove il giudizio degli altri condiziona l’espressione della propria identità? Il nostro amato Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espressamente dichiarato che "la discriminazione non solo viola i diritti umani, ma lede il diritto all'uguaglianza". La discriminazione c'è a scuola, sul luogo di lavoro, negli spazi pubblici, nei luoghi di preghiera ed in qualsiasi luogo dove si svolga la loro vita sociale. Perché questo accade ancora oggi in un Paese europeo avanzato? Il problema è antico e ha solide basi culturali, sociali e religiose ma noi pensiamo che i tempi siano maturi per contrastare in modo netto queste derive e per avere legislazioni adeguate. Ci sembra davvero indispensabile che una società civile e matura ritenga intollerabile, e quindi, punibile, un atteggiamento aggressivo e spesso violento, basato esclusivamente sulla discriminazione per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale, all'identità di genere e alla disabilità come previsto dal DDL in discussione presso codesta assemblea avente per titolo «Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità», dopo essere stato approvato alla Camera del Deputati. Una cosa che lascia francamente sconcertati è il timore paventato da alcuni della lesione del diritto di libertà di parola e di espressione. Quando nel testo licenziato dalla Camera é ribadito “Ai sensi della presente legge, sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte». La libertà di parola e di espressione del pensiero non è illimitata e ci deve essere un bilanciamento con altri diritti di rango uguale se non superiore, quali il rispetto delle persone e della loro identità, dignità e personalità e questo vale per tutti. Lo stesso discorso si riferisce anche alla libertà di insegnamento, a meno che non si voglia far prevalere l'idea di quelle frange rumorose ed estremiste che intenderebbero trasformare i pulpiti e le scuole e le famiglie in luoghi dove si diffondono discorsi e si istiga a compiere delitti di odio, il che ci sembra difficile anche solo pensarlo. Oggi tutto é fermo nella Commissione Giustizia che non é riuscita a iscrivere ancora a calendario d’aula il provvedimento il che appare francamente ostruzionistico. Si può naturalmente e legittimamente essere contro ma perché non farlo nella sede assembleare propria assumendosene la responsabilità senza nascondersi dietro cavilli procedurali? Il tema della tutela dei diritti è sempre centrale, mai secondario e il nostro Paese non può sopportare l'ulteriore protrarsi dell'assenza di una normativa di contrasto all'odio e alla violenza determinati dall'appartenenza a gruppi minoritari. Le chiediamo, facendo appello alla sua autorevolezza e terzietà , di adoperarsi secondo le sue prerogative perché l’aula possa in tempi congrui essere chiamata a deliberare sulla proposta che, tra l’altro, é l’unica di iniziativa parlamentare approvata nello scorso anno alla Camera. Ringraziandola per l’attenzione le auguriamo Buon lavoro e Buone Feste.
Torino 02/04/2021
Fiorenzo Gimelli
Siamo genitori, anzi "due volte genitori", come recita il titolo del nostro storico docufilm con il quale amiamo presentarci per parlare del grande amore verso le nostre figlie e i nostri figli e alla visione del quale ci piacerebbe invitare Lei e tutti i genitori.
Per questo già dal 1993 abbiamo sentito il bisogno di riconoscerci in un'associazione perché siamo accomunati da una stessa condizione: i nostri figli, a un certo punto della loro vita, hanno preso consapevolezza del loro orientamento sessuale, percentualmente minoritario rispetto alla totalità della popolazione, o alcuni di loro hanno sentito di appartenere ad un genere diverso da quello cui erano stati assegnati alla nascita.
La nostra associazione si chiama A.GE.D.O., Associazione di genitori, parenti e amici di persone LGBT+ e ha la finalità di sostenere, con una corretta informazione e una aperta condivisione, tutti quei genitori che, a seguito del coming out dei loro figli, da soli non riescono ad adattarsi serena mente alla nuova consapevolezza, accompagnandoli, così, verso una "rinascita" che favorisca una seconda, nuova e più completa genitorialità.
Siamo orgogliosi dei nostri figli, persone serie, affettuose, sane, generose, sensibili, impegnate, come tutti gli altri; amano la vita, lavorano onestamente, contribuendo al benessere della Nazione e cercano la felicità accanto alla persona che sentono di amare.
Allora, ci chiediamo: perché viviamo spesso un disagio anche noi genitori di figli LGBT+? Questo è dovuto alla consapevolezza di una mancata piena inclusione da parte della società di queste nostre figlie e figli che, troppo spesso, sfocia in aperta ostilità. Sono oggetto di insulti, derisione, aggressioni, violenze, per l'unica "colpa" di essere quello che sono e quando escono per incontrare la persona che amano e ci salutano, a volte dobbiamo fare uno sforzo in più per cacciare via un brutto pensiero, reprimere un'inquietudine. Soprattutto nei periodi in cui la cronaca ci restituisce qua si ogni giorno notizie davvero terribili e sconfortanti.
Caro Presidente,
i nostri figli non hanno la stessa libertà dei figli eterosessuali; non possono mostrare una tenerezza, un gesto d'affetto verso la persona che amano quando sono in pubblico; devono reprimere il desiderio di prendersi per mano, anche solo per un attimo, e noi soffriamo nel pensare a questa loro vita nella quale sono costretti a muoversi con circospezione, a volte nascondendosi.
Il nostro amato Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espressamente dichiarato che "la discriminazione non solo viola i diritti umani, ma lede il diritto all'uguaglianza".
La discriminazione i nostri figli la vivono a scuola, sul luogo di lavoro, durante il percorso della loro formazione scolastica, negli spazi pubblici, nei luoghi di preghiera. Perché questo accade an cora oggi in un Paese europeo avanzato?
Lei dirà che questo è un problema culturale: è vero, ma il progresso culturale spesso segue e accompagna le conquiste civili che sono, a loro volta, sostenute dall'attività legislativa.
Questo è il punto.
Ci sembra davvero indispensabile che una società civile ritenga intollerabile, e quindi, punibile, un atteggiamento aggressivo e spesso violento, basato esclusivamente sulla discriminazione per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale, all'identità di genere e alla disabilità. Elementi, questi, propri dell'identità e della dignità degli individui che, pertanto, meritano di ottenere riconoscimento e protezione dall'ordinamento giuridico, per poter essere espressi senza rischiare lo stigma e la violenza generati dalla discriminazione. Questa è fortemente nociva non solo per le persone LGBT+ ma per tutta la società, perché fortemente disgregante e non perseguirla equivale a legittimarla.
Nel nostro Paese, i cittadini italiani non sono trattati tutti allo stesso modo e alle nostre figlie e ai nostri figli è concesso solo da pochi anni una sorta di matrimonio di serie B, l'unione civile anche se il collante con cui costruiscono le loro famiglie è l'amore, lo stesso, e non altro, su cui investono tutti gli individui.
Com'è possibile che, nell'Italia del 2021, alcuni cittadini siano consapevolmente discriminati dallo Stato?
Noi crediamo che, fino a quando le Istituzioni stesse non colmeranno questa ferita non sarà possibile far crescere nei cittadini la consapevolezza del necessario rispetto della varietà dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere.
Il fatto che siano varianti quantitativamente minoritarie non può certo significare che siano qualitativamente inferiori. Esistono e questo è un fatto e uno stato evoluto non può permettersi di coltivare antichi e oscuri pregiudizi, legittimando, senza norme opportune, una inaccettabile discriminazione.
Presidente, in questi giorni è in attesa di essere discussa in Senato la proposta di legge Zan, che ha per oggetto «Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità», già approvata alla Camera. Noi confidiamo in un Suo autorevole supporto per superare gli ostacoli che incontra anche da parte di alcune forze di governo.
Il tema della tutela dei diritti è sempre centrale, mai secondario e il nostro Paese non può sopportare l'ulteriore protrarsi dell'assenza di una normativa di contrasto all'odio e alla violenza determinati dall'appartenenza a gruppi minoritari.
Come siamo soliti affermare: "è il mondo che deve cambiare, non i nostri figli!"
Noi tutti, consapevoli della Sua poderosa esperienza nelle Istituzioni Europee, confidiamo anche nel suo intervento per far superare all'Italia e agli italiani il gap che tuttora ci separa dalle democrazie europee più avanzate.
Si tratta di una conquista necessaria per una democrazia matura e per una società più giusta che porterà il nostro Paese ad una evoluzione sociale raggiungibile solo favorendo la cultura del rispetto e dell'inclusione di tutti i "diversi da noi".
Grazie per l'attenzione, e buon lavoro!
Torino 29/03/2021