Finora i gay puniti per "offese contro natura" con pene fino a 10 anni di carcere
da Repubblica.it del 6 settembre 2018
NEW DELHI - L'omosessualità non è più reato in India. Con una decisione storica, la Corte Suprema indiana ha depenalizzato l'omosessualità, cancellando la sezione 377 del Codice penale indiano che da 157 anni puniva come "offese contro natura" questi comportamenti.
Lo scrive l'agenzia di stampa Ani. Finora essere gay poteva costare fino a 10 anni di prigione. Il collegio, composto da cinque giudici, era presieduto da Dipak Misra. "Criminalizzare l'omosessualità è irrazionale e indifendibile", ha osservato il presidente, illustrando il verdetto. La sentenza arriva dopo anni di battaglia: un'analoga decisione della Alta Corte di Delhi, del 2009, era stata poi cancellata nel 2013 dalla stessa Corte Suprema, per poi tornare in agenda nel 2017. In festa gli attivisti dei diritti civili, le associazioni, e tutta la comunità gay internazionale.
l'articolo completo su Repubblica.it:
www.repubblica.it/esteri/2018/09/06/news/india l'omosessualità non è più reato
Un interessante articolo sul punto di vista degli ufficiali di stato civile sulle iscrizioni e trascrizioni degli atti di nascita di figli di coppie omogenitoriali
LA TRANSESSUALITA' non è più classificata dall'Oms come malattia mentale. "L'incongruenza di genere è stata rimossa dalla categoria dei disordini mentali dell'International Classification of Diseases per essere inserita in un nuovo capitolo delle 'condizioni di salute sessuale'", spiega l'Organizzazione mondiale della sanità, sottolineando che "è ormai chiaro che non si tratti di una malattia mentale e classificarla come tale può causare una enorme stigmatizzazione per le persone transgender".La decisione dell'Oms è stata accolta con gioia dalle organizzazioni che da tempo si battono per vedere riconosciuti i diritti dei transessuali: è "l'equivalente di aver tolto l'omosessualità dai disordini psichiatrici, è una pietra miliare", ha commentato Sally Goldner dell'australiana TransGender Victoria. Un passo in avanti che aiuterà a combattere lo stigma e la transfobia, ha aggiunto, sottolineando che "non si può più dire che è un disordine mentale: c'è l'Oms che dice di no, che è solo parte della diversità umana e deve essere trattata con rispetto".
L'articolo completo: da Repubblica.it del 20/6/2018
Ulteriori informazioni la trovi qui:
http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2018/06/19/oms-toglie-transessualita-da-lista-malattie-mentali_3c967c6d-a5f4-462e-97ea-affd23b053ab.html
Una festa meravigliosa:
Centomila in piazza contro le discriminazioni
3 Giugno 2018
Cari amici,
sono due giorni che intendo condividere alcune riflessioni sulla politica nel nostro paese ma faccio fatica a trovare le parole giuste.
Abbiamo un nuovo governo “del cambiamento” dopo la crisi istituzionale più lunga nella storia della nostra Repubblica costituito da 2 forze antagoniste in campagna elettorale ed ora unite da un “contratto” che per quanto riguarda i diritti delle persone LGBT+ non prevede nulla mentre prevede provvedimenti securitari piuttosto vistosi (difesa personale armata in casa lecita in ogni caso, contrasto all’immigrazione, nuove carceri e pene maggiori, no a misure alternative alle carceri etc.).
In parallelo è stato costituito un Ministero per la famiglia e le disabilità e il neoministro Fontana, della Lega, cattolico integralista vicino a pro-vita, ha già trovato modo di esprimersi sulla non esistenza delle famiglie omogenitoriali e sulla “famiglia naturale” di cui intende aumentare il tasso di fertilità. È stato un modo di intervenire a freddo e in modo provocatorio senza alcuna specifica esigenza particolare.
IL TORINO PRIDE SI APPELLA A TUTTE LE ISTITUZIONI DEL TERRITORIO
“mai in silenzio di fronte ad attacchi chiari e netti verso la comunità LGBT+”
Il Coordinamento Torino Pride, composto da molte anime associative e lontano anni luce dalle tifoseria partitiche, si è sempre posto come interlocutore politico/sociale serio e affidabile e non è mai rimasto in silenzio soprattutto di fronte ad attacchi chiari e netti verso la comunità LGBT+
Abbiamo atteso a esprimerci in merito alla situazione nazionale e a ciò che fino a qualche giorno fa era solo una sgradevole sensazione ma oggi non è più tempo di tergiversare.
Le prime parole del neo ministro degli Interni, Matteo Salvini, ci proiettano immediatamente in una apprensione importante. Abbiamo fatto piccoli passi in avanti e non possiamo accettare che il “faro” della parità e dell’eguaglianza venga spento da chi non ne capisce evidentemente il significato avendo instillato in questi anni odio e paura che noi NON abbiamo più da tempo.
LA LETTERA DI GIANNI REINETTI
«Le parole pronunciate ieri sera dal neo ministro agli Interni Matteo Salvini, mi lasciano spaventato e preoccupato. Nessuno può arrogarsi il diritto di dire che esiste solo una tipologia di famiglia: quella tradizionale. Inoltre aggiunge “Voglio far parte di un governo con alcune idee chiare. In cui la mamma si chiama mamma e il papà si chiama papà.” Per quanto mi riguarda in Italia nel 2018 esistono le famiglie anche quelle composte da due papà e due mamme che crescono con amore e impegno i loro figli».
«Comprendo che ieri sia nato il governo più a destra della storia e non a caso il dicastero è solo sulla famiglia e non sulle famiglie. Mi fa male sapere che una parte di paese viene oscurata e viene offesa dalle parole di un ministro che dovrebbe tutelare tutti gli italiani e da un linguaggio non consono. Ancora di più sono sconvolto da come vengono calpestati sentimenti e storie».
Hanno partecipato tantissime associazioni, eccone alcune:
Orgoglio di un mamma Agedo (Roberta Bagnasco) al Novara Pride 2018
L’Italia (del Nord) omofoba che nega i gay pride
“Esibizionismo? No, un aiuto a chi è emarginato”
Da Trento a Genova, molte amministrazioni dicono no alle manifestazioni “perché si tratta di folklore”
Arcigay: “Facciamo questi eventi pensando a chi ci dice che ha paura di partecipare e si sente colpevole”
Il più coerente è Attilio Fontana: aveva detto no quando era sindaco di Varese e lo ha ribadito ora che è presidente della Lombardia. Nella geografia d’Italia sono sempre di più le realtà dove i Gay pride – le manifestazioni dell’orgoglio omosessuale – non ottengono il patrocinio delle istituzioni: succede nel profondo Nord, a Novara, Genova, Trento e Varese. Il tutto mentre in Italia oltre 50 persone sono vittime di omofobia ogni giorno, secondo i dati diffusi ieri da Gay Help Line per la giornata contro l’omofobia
di RQuotidiano
Il testo completo dell'articolo:
https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/litalia-del-nord-omofoba-ai-gay-niente-patrocinio/
Piemonte Pride 2018
Novara 26 maggio, Torino 16 Giugno e Alba 7 Luglio. Perchè in Piemonte noi siamo davvero SPECIALI.
Il claim del 2018, Nessun dorma, richiama chiaramente l’attenzione sui tempi cupi, “bui” e troppo spesso “addormentati” in cui viviamo,: tempi in cui prende piede una cultura della semplificazione ad opera dei “luoghi comuni”, in cui chi è “diverso” o percepito come tale assume facilmente il ruolo di capro espiatorio. Tempi di crisi economica, sociale e culturale in cui rialza la testa un fascismo dai mille volti.
Il Pride di quest’anno, dunque, è dichiaratamente e nettamente antifascista, antirazzista e di lotta, se possibile ancor più delle edizioni precedenti.
L’immagine invece è quella di un pugno: la mano chiusa con le dita piegate e fortemente strette: un segno di lotta ma anche di forza e di vivido incitamento.
Tendere ad afferrare ciò che uno non ha ancora e stringere, invece, ciò che già si è conquistato.
La forza del pugno che si sposa con la purezza cromatica "senza esitazione" e che rimanda all’arcobaleno: rappresentazione cromatica universale del mondo LGBTQI.
Infine, il pugno, simbolo senza tempo, stratificato, che non vuole e non deve ricondurre a un concetto univoco ma che ha l’ambizione di simboleggiare la lotta, anzi le lotte, di tutte e tutti contro il mai sopito avanzare di discriminazioni sempre nuove.
A partire dalla guerra civile spagnola il pugno chiuso è diventato, infatti, simbolo di tutti i movimenti che si opponevano al fascismo. È stato utilizzato successivamente in molte circostanze e da diversi movimenti per i diritti dei gruppi discriminati, in nome della solidarietà e della ribellione: come, ad esempio, il movimento per i diritti civili degli anni Sessanta, il movimento femminista americano o il movimento dei militanti per i diritti dei neri.
È la prima volta in Italia
Mai era accaduto che un bambino venisse indicato espressamente come figlio di due donne.
La sindaca Appendino commossa: «Scritto un pezzo di Storia»
di Gabriele Guccione
Il piccolo Niccolò Pietro con le mamme e la sindaca Appendino
TORINO - Niccolò Pietro è stato registrato questa mattina all’anagrafe di Torino come figlio di due mamme: Chiara Foglietta, consigliera comunale del Pd, e Micaela Ghisleni. La registrazione dell’atto di nascita - il primo in Italia dove viene indicato espressamente quali genitori due donne - è stato firmato dalla sindaca Chiara Appendino. Questa mattina la prima cittadina, che venerdì aveva dichiarato di essere pronta a “forzare la mano” per riconoscere i figli di tutti, ha proceduto alla trascrizione degli atti di nascita dei figli nati all’estero di altre due coppie gay.
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Ma c'è sempre chi frappone ostacoli, per motivi ideologici, aggrappandosi a leggi che non tengono conto dell'evoluzione della società
Figlio di due madri, Montaruli (FdI): «Governo mandi ispettori a Torino»
La parlamentare contro Appendino: «L’atto di registrazione del bimbo, firmato da Appendino, va impugnato. Un sindaco non può sostituirsi al legislatore»
«Il Governo mandi gli Ispettori nel Comune di Torino per acquisire l’atto di registrazione del bambino con due mamme firmato da Appendino e lo impugni». Lo chiede, in una nota, la parlamentare torinese di Fdi Augusta Montaruli
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Figli di due madri, la diocesi di Torino all'attacco della sindaca Appendino
Il settimanale cattolico: "Strappo che sconcerta"
"Si può pensare che una legge dello Stato venga applicata a libera discrezione degli 8 mila Comuni d'Italia, ciascuno secondo il proprio orientamento? No, lascia davvero sconcertati lo strappo operato lunedì scorso dall'Amministrazione torinese". E' quanto si legge nell'editoriale de La Voce e Il Tempo, settimanale della Diocesi di Torino, sulla registrazione all'anagrafe di Niccolò Pietro e di altri tre bimbi nati da coppie omogenitoriali con la procreazione assistita.
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