Una teoria che non esiste
L’espressione “teoria del gender”, impiegata da chi discrimina le persone LGBTI, indica una teoria che non esiste, anche se il termine è entrato a far parte del linguaggio comune per indicare l’azione e il pensiero di chi si batte per i diritti civili e la piena uguaglianza delle persone LGBTI. Chi ne parla si riferisce impropriamente agli “studi di genere” e chiama in causa in maniera strumentale i concetti di “genere” e “identità di genere”. Gli studi di genere, ovvero quell’insieme di teorie sviluppatesi a partire dagli anni ’50 e ’60, hanno teorizzato la distinzione tra genere e sesso biologico, costituendo la base per l’emancipazione della donna dalla subalternità culturale rispetto all’uomo. In breve, si è affermata l’idea che le differenze tra uomo e donna (generi) dipendano in larga parte dalla cultura e dalla società di riferimento: basti pensare ai mestieri e alla vita delle donne nel nostro paese fino a 60 anni fa, quando ancora si estendeva alla popolazione femminile il diritto al voto (1945). Ciascun individuo, inoltre, ha un proprio modo di sentirsi partecipe di un determinato genere (di una determinata idea di donna o uomo) che può anche non corrispondere con quello associato convenzionalmente al proprio sesso biologico. Questo aspetto si definisce identità di genere.
Il “gender” e l’omosessualità: due cose distinte e separate
La “teoria del gender”, se proprio vogliamo identificarla, non è altro che questo, la differenziazione tra i concetti di “genere” e “sesso biologico” e la conseguente emancipazione dell’individuo da quelle culture che prestabiliscono una determinata aspettativa sociale in base al sesso di nascita.
Da questo punto di vista il “gender” è già legge, poichè l’Italia ha già ratificato la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne che all’art 3 lettera c recita: con il termine “genere” ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini.
Non a caso, i principali documenti europei che parlano del “gender” riguardano i diritti delle donne, come ad esempio il rapporto Noichl dello scorso 9 giugno 2015, sbandierato da molti media come un documento che “approvava” le “famiglie gay”. Anche la riforma della Scuola recentemente approvata in Senato comprende delle misure per promuovere la parità di genere che riguardano essenzialmente questi argomenti. Il “gender” quindi, viene indicato come un argomento inerente all’omosessualità solo da chi parte dal presupposto, del tutto infondato, che l’eterosessualità sia un elemento indispensabile per essere “realmente” uomo o donna, così come l’essere virile o l’essere necessariamente aggraziata, e che l’omosessuale maschio sia necessariamente femminile e l’omosessuale femmina necessariamente maschile.
Chi cancella le differenze?
Gli inventori della “teoria del gender”, ritengono infatti che le differenze tra uomo e donna siano legate alla natura e al sesso biologico, per cui bambini e bambine devono essere educati in modo diverso, vestire in modo diverso, avere un ruolo diverso in casa e così via. In questo quadro, l’omosessualità costituisce un problema, in quanto “deviazione” dal modo che si presuppone essere “naturale” e nettamente contrapposto di essere uomo e donna. Per questo motivo, la presunta “teoria del gender”, punterebbe quindi alla cancellazione delle differenze tra maschio e femmina, che per loro sono culturali e insieme biologiche.
Nel momento in cui si interviene nella scuole con progetti rivolti a studenti e insegnanti, che mirano contrastare il bullismo, a promuovere il rispetto della diversità e a spiegare cos’è l’omosessualità e la transessualità, la propaganda “anti-gender” dice che in questo modo si promuove lo “stile di vita gay”e si “omosessualizzano” gli e le studenti. Come se LGBTI si possa diventare o scegliere di essere. Nulla di più falso, se consideriamo che il movimento LGBTI si batte da sempre per la valorizzazione delle differenze tra le persone. C’è da chiedersi, piuttosto, quale cultura abbia per secoli represso e “cancellato” le differenze legate agli orientamenti sessuali e alle identità di genere. Si tratta, per altro, di tesi prive di fondamento e superate ormai da decenni.
Cosa dice la scienza
Come ormai noto, l’omosessualità è stata depennata dall’elenco delle patologie per la prima volta nel 1973 dall’Associazione Americana degli Psichiatri e nel 1990 l’Organizzazione mondiale della Sanità l’ha definita “una variabile naturale” del comportamento umano e “una caratteristica della personalità”. Per quanto riguarda le persone transgender, termine ombrello che abbraccia un insieme di profili e di identità molto più ampio delle persone tradizionalmente definite transessuali, è chiaro sin dagli anni ’60 che si tratta di una condizione, una particolarità della natura, che va assecondata, e non “curata” in termini di repressione. Le persone trans, lungi dallo scegliere a piacimento se essere uomo o donna, come afferma la propaganda anti-gender, vivono un percorso interiore di grande travaglio e sofferenza prima, durante e dopo la transizione, dovuto alla grande ostilità dell’ambiente esterno.
Genitori omosessuali
Per quanto riguarda l’omogenitorialità, è ormai posizione comune delle maggiori associazioni internazionali di psicologia, psichiatria e pediatria che non vi è differenza tra figli cresciuti in famiglie omogenitoriali ed eterogenitoriali. Le questioni sullo sfruttamento del cosidetto “utero in affitto”, meglio conosciuto come maternità sostitutiva o surrogata, riguardano la legislazione dei singoli Paesi ed esistono modelli già in atto in grado di evitare qualsiasi forma di abuso e di promuovere la maternità sostitutiva come atto gratuito e volontario (vedi il Canada).
Ad ogni modo, le accuse di chi sostiene che “i gay vogliano i figli per capriccio”, si sciolgono come neve al sole per chi è in grado di immaginare o ha esperienza di cosa voglia dire desiderare e crescere un figlio. Le famiglie omogenitoriali, inoltre, esistono già, molte di seconda costituzione, (in Italia si stimano 100.000 bambini con genitori omosessuali) ed hanno un problema urgentissimo che riguada il diritto dei bambini e delle bambine a veder riconosciuti legalmente entrambi i genitori.
Terapie riparative
Spesso, i teorici della propaganda anti-gender sostengono che dall’omosessualità si può guarire. Le cosiddette “terapie riparative” dell’omosessualità, sono state sconfessate dagli stessi che le avevano promosse, come dimostra la lettera di 9 ex guru mondiali di queste pratiche che hanno dichiarato antiscientifico quanto praticato fino a quel momento chiedendo scusa per i soprusi e le sofferenze provocate.
Attualmente, i corsi di educazione affettiva nelle scuole promuovono il rispetto reciproco delle differenze e contrastano l’omo-transfobia
Pratiche sessuali nelle scuole
Infine, tra gli argomenti più di moda tra i sostenitori della “teoria del gender” abbiamo la presunta “introduzione di pratiche sessuali nelle scuole”. Tutto deriva dalla totale mistificazione di un importante documento dell’ufficio europeo dell’OMS, che delinea gli standard sull’educazione sessuale in Europa. In breve, le linee guida elaborano una matrice di argomenti in materia da 0 a 16 anni che mirano all’acquisizione della consapevolezza di sè e del proprio corpo. Nel punto più controverso, in particolare, quello sulla “masturbazione infantile”, si spiega che docenti e formatori non devono criminalizzare o colpevolizzare i bambini e le bambini che si strusciano o si toccano, ma semplicemente spiegare che è naturale che certe parti del proprio corpo possano provocare piacere e che si tratta di pratiche da svolgere in intimità. Nulla di più lontano quindi dalla grande mistificazione secondo la quale gli omosessuali vorrebbero diffondere il sesso tra i bambini, per il semplice fatto che la sessualità, come insegnava Freud, in forme e in modi diverse si manifesta già in tutte le età.
Ciò che invece è fondamentale, e che viene ribadito più volte anche dall’OMS, è la consapevolezza, lo “sviluppo della capacità di dire sì e no”, la comprensione dell’importanza di intraprendere sempre rapporti consenzienti. L’educazione sessuale, insomma, lungi dall’essere una minaccia, nasce per proteggere i bambini e le bambine.
I “corsi gender” nelle scuole
Altro elemento falso che viene millantato è la sostanziale diffusione ormai imperante dei presunti “corsi gender”, che sarebbero anche lautamente finanziati. in Italia, il governo ha interrotto la strategia nazionale LGBT avviata nel 2012 dall’UNAR, mentre i pochi progetti di educazione affettiva presenti sul territorio sono spesso contrastati dai dirigenti scolastici e vivono di bando in bando con finanziamenti sporadici e incerti da parte degli enti locali. Ben venga quindi, un impegno del Governo in materia.
La “dittatura del gender”
In conclusione, per chi si spinge a parlare di “dittatura” o “ideologia” del gender, ci limitiamo a far notare quanto sia falso e sostanzialmente contraddittorio che una visione del mondo che promuove il rispetto di ogni diversità e del pluralismo delle identità sessuali possa imporre qualcosa a qualcuno. In altri termini, la libertà e la piena uguaglianza delle persone gay, lesbiche, trans e intersex nulla toglie a chi crede nella famiglia tradizionale, nè tantomeno impone comportamenti contrari ad essa. Dietro questa illazione c’è il pregiudizio atavico che “gay si possa diventare” e che la sessualità debba essere un tabù, poichè queste persone considerano potenzialmente pericolosa e a volte “peccaminosa” ogni esperienza e comportamento sessuale, specialmente non etero. Bisogna invece ribadire che:
1) la maggior parte degli individui in età adolescenziale vive una fase di sperimentazione sessuale verso entrambi i sessi prima di definire il proprio orientamento;
2) i singoli comportamenti e le esperienze sessuali, a qualsiasi età, non definiscono l’orientamento sessuale, che è l’attrazione sessuale, emotiva e intellettuale, prevalente e duratura nel tempo verso un determinato genere.
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PER APPROFONDIRE
Video
Cose dell’altro gender – episodio 01
Cose dell’altro gender – episodio 02
Cose dell’altro gender – episodio 03
Articoli e interviste
Nessuno combatte le allucinazioni degli omofobi – di Chiara Lalli