La settimana scorsa però l'associazione Pro Vita e Famiglia (nata da Pro Vita, ong per la difesa della «famiglia tradizionale» che si è sempre presentata come apartitica e apolitica ma ha forti legami con la formazione di estrema destra Forza Nuova) ha annunciato di aver «diffidato» 150 scuole italiane che hanno introdotto la carriera alias. «Assegnare un nome diverso a uno studente in base a una mera auto-percezione di genere, per di più priva di una diagnosi di disforia di genere, non solo è una procedura dannosa per la sua sana maturazione psico-fisica, ma è soprattutto in aperto contrasto con le normative vigenti in campo amministrativo, civile e potenzialmente anche penale» sostiene Pro Vita e Famiglia. La carriera alias, secondo i militanti antigender, sarebbe infatti «un atto viziato da incompetenza in quanto l'amministrazione scolastica non ha alcun potere di modificare il nome anagrafico e l'identità legale di un individuo, e può comportare o incitare alla violazione dell'art. 479 del Codice Penale, che prevede il reato di "Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici"».
Adesso un gruppo di associazioni di studenti, docenti, genitori e del terzo settore (da ActionAid, ad Agedo, a GenderLens, all'Unione degli studenti) ha reagito all'iniziativa dei militanti antigender con una lettera alle scuole che smonta giuridicamente le diffide perché «prive di qualsiasi fondamento giuridico». «Il parere unanime dei giuristi interpellati da Agedo e da GenderLens conferma che l'applicazione di questo strumento da parte degli istituti scolastici superiori, tramite regolare adozione del Regolamento da parte del Consiglio d'istituto, avviene nel pieno rispetto della legge e dell'autonomia scolastica» scrivono le associazioni. «Chi ha promosso questa iniziativa legale non ha nessun titolo per farla. L'impressione è che ciò faccia parte di una strategia generale che mira a diffondere un clima di paura e ostacolare qualsiasi avanzamento dei diritti nel nostro Paese. La finalità della carriera alias è quella di tutelare il benessere di giovani vite, non di diffondere ideologie che esistono solo nella immaginazione di chi vede complotti contro la propria visione del mondo» dice Fiorenzo Gimelli, Presidente di Agedo Nazionale, a nome dei difensori della carriera alias. Intanto da quando Pro Vita ha lanciato l'iniziativa contro le carriere alias, le scuole che le hanno adottate sono aumentate: adesso sono 162. «La carriera alias non modifica il nome anagrafico dei ragazzi e delle ragazze transgender e non pregiudica la loro identificazione: i genitori firmano un documento in cui chiedono al preside che il proprio figlio venga chiamato con un determinato nome alias, che vale solo per gli atti scolastici: qualsiasi documento esca dalla scuola ha il nome anagrafico» aggiunge Anna Maria Fisichella di Agedo Milano. «È per questo che mio figlio non poteva averlo sul certificato del corso di Pronto Soccorso. Usare il nome che corrisponde alla sua identità almeno a scuola, però, gli ha cambiato la vita: adesso è di nuovo sereno perché può essere se stesso. Oggi ha una fidanzata, fa sport, ed è tornato ad avere ottimi voti»
Lo scontro sulla carriera alias
ProVita: “Diffidate le scuole della carriera alias”.
Gli studenti e i genitori: "Non ci sono motivi giuridici per cancellarle"
di ELENA TEBANO
Corriere della Sera
«Mio figlio ha seguito un corso di Pronto soccorso a scuola, ma non l'ha concluso perché sul certificato ci sarebbe stato il suo nome anagrafico e non quello che usa in classe». Anna Maria Fisichella, madre di un ragazzo transgender che frequenta un liceo milanese e volontaria di Agedo (l'associazione che riunisce familiari e amici delle persone lgbt+), spiega così l'importanza della carriera alias, ovvero il meccanismo che permette alle studentesse e agli studenti transgender e non binari di usare in classe, sui registri e per le verifiche, il nome di elezione, cioè quello che corrisponde alla loro identità di genere e non al sesso biologico con cui sono stati registrati all'anagrafe.
Per i ragazzi e le ragazze transgender essere identificati con un genere diverso da quello in cui si riconoscono è così doloroso che pur di evitarlo spesso non finiscono gli studi. Il tasso di abbandono scolastico per le persone transgender tra i 12 e i 18 anni in Italia, spiega Agedo, è del 43%, altissimo: lascia quasi uno su due. Per scongiurare queste e altre conseguenze sempre più istituti italiani hanno introdotto le carriere alias, spesso su richiesta dei genitori preoccupati per i loro figli.