Un attacco privo di fondamento contro le/i giovani transgender e le loro famiglie
L’attacco di ProVita alla ‘carriera alias’ è scattato tramite una diffida, priva di qualsiasi fondamento giuridico, alle scuole che in Italia hanno già adottato questo strumento, studiato per prevenire il bullismo transfobico e il conseguente abbandono scolastico da parte delle/i giovani con varianza di genere.
(*) vedi sotto per saperne di più su ‘carriera alias’ e ‘varianza di genere’
Il parere unanime dei giuristi interpellati da Agedo e da GenderLens conferma che l’applicazione di questi strumenti da parte delle scuole, tramite l’adozione del Regolamento da parte del Consiglio d’Istituto, avviene nel pieno rispetto della legge.
L’anomalia consiste piuttosto nel fatto che l’adozione di questo provvedimento sia lasciata alla discrezionalità dei singoli istituti, se più o meno sensibili al benessere dei loro studenti. Sarebbe opportuno che il Ministero dell’Istruzione si facesse promotore di una base normativa che trasformi la prassi, oggi affidata alla discrezionalità, in un modello da applicare in tutti gli istituti al fine di tutelare il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione italiana.
Si invitano quindi le scuole a non dare seguito a ciò che appare, sia nella forma che nei contenuti, un vero atto intimidatorio e a
Secondo la propaganda, inoltre, le diffide avrebbero già sortito il loro effetto facendo recedere alcune scuole dall’adozione della carriera alias. Nemmeno questo corrisponde al vero, visto che non ci è giunta da alcun genitore l’avviso di aver ricevuto la comunicazione (obbligatoria) di avvio di un procedimento di revoca dell’accordo fra scuola e famiglia.
Ci risulta anzi la determinazione delle scuole che abbiamo sentito in questi giorni a mantenere salde le loro decisioni.
Siamo quindi nel campo di ciò che le persone sono, non in quello di quello che scelgono.
“Chi ha promosso questa iniziativa non ha nessun titolo per farla. L’impressione è che questo faccia parte di una strategia generale che mira a ostacolare qualsiasi avanzamento dei diritti nel nostro Paese” commenta il Presidente di Agedo Nazionale Fiorenzo Gimelli. “La finalità della ‘carriera alias’ è quella di tutelare giovani vite, non di diffondere ideologie che esistono solo nella immaginazione di chi vede complotti contro la propria visione del mondo”.
Per comprendere la necessità di introdurre la carriera alias, basti pensare che, secondo uno studio scientifico sulla situazione italiana, il 43% delle persone transgender di età compresa tra i 12 e i 18 anni lascia la scuola prima di aver terminato gli studi. Evitare loro il profondo disagio di non essere chiamate/i con il nome di elezione è un dovere nei confronti di queste giovani persone.
“Parlare a scuola di identità di genere e tutelare chi è transgender non spingerà mai nessuno a intraprendere un percorso complicato di transizione”, conclude Gimelli. “Non si tratta di qualcosa che si fa per moda, non è ‘contagioso’, non è frutto dell’educazione o dell’ambiente in cui si vive o di modelli, ma è una delle possibilità della natura umana. I bambini e bambine, che percepiscono la loro identità di genere molto presto, non hanno alcunché da temere in un ambiente che accoglie tutte le unicità, ma solo il vantaggio di far parte di un mondo migliore per tutti”.
(*) La carriera alias è un accordo di riservatezza tra la scuola, il/la giovane studente/ssa con varianza di identità di genere e la sua famiglia (nel caso di minorenni).
Si tratta di un profilo burocratico temporaneo solo ad uso interno, senza alcuna modifica anagrafica legale. Con una semplice procedura viene inserito nel registro elettronico il nome scelto dalla persona nel percorso di affermazione di genere al posto di quello assegnato alla nascita.
Questo evita l’imbarazzo di dover continuamente spiegare la propria condizione, allontanando il pericolo di subire episodi di bullismo.
(*) La varianza di genere. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, l’identità di genere è “come una persona si definisce rispetto al genere a cui si sente di appartenere (…). Tutte le identità di genere sono naturali (normali) e la varianza riguarda circa lo 0,5-1,3% della popolazione”.
Leggi il Comunicato di GenderLens, con cenni alla letteratura scientifica che si occupa di salute delle persone trans più giovani
Leggi il parere legale dell’avv. Antonio Schillaci
Leggi un’analisi dello studioso Massimo Prearo
Leggi le riflessioni dell’avv. GianMarco Negri, sindaco di Tromello e persona transgender
Leggi il post di Camilla Vivian, Mio figlio in rosa che fa il punto sulla carriera alias, con confronti con la situazione in Spagna